Mercoledì 24 Aprile 2024

Conte sfida Grillo: basta ambiguità "Non sarò mai un prestanome"

Dopo molti mesi, l’ex premier torna a parlare in conferenza stampa e lancia l’ultimatum al comico "Spetta a te decidere se essere un genitore generoso o un padre padrone. La diarchia non può funzionare"

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di Elena G. Polidori

Altro che passo indietro. Ieri, Giuseppe Conte ha dato l’ultimatum a Beppe Grillo: o accetta le sue condizioni, oppure l’ex premier rimarrà a fare l’attivista, ma il Movimento, così com’è adesso, non andrà avanti. Per rifondare il ‘M5s 2.0’, è necessaria una riforma radicale. "Non ha senso imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione", ha detto ieri Conte, e diversamente il Movimento "rischia una fase di declino". Quello di cui ha bisogno è "una leadership forte, solida e chiara. Mentre una diarchia non sarebbe funzionale". E certamente, ha chiarito, non è lui a "potersi prestare a fare il prestanome di un’operazione di facciata". Peraltro, con il nuovo statuto che – anticipa dal tempio di Adriano a Roma – sarà diffuso oggi agli attivisti, si potrà vedere, nero su bianco, come il futuro capo politico avrà dei poteri ridimensionati dalla presenza di un consiglio nazionale e di alcuni vicepresidenti. Una nuova declinazione di responsabilità interne, dunque, frutto di un lavoro svolto da lui – e solo da lui – in questi mesi, anche per risolvere il ‘caso Casaleggio’. Per questo ora la "comunità M5s – questa la sua richiesta – deve assumersi le sue responsabilità" con l’obiettivo di avere un "campo largo" nelle alleanze politiche, in piena autonomia.

E Grillo? Si sono sentiti anche ieri, ha confermato Conte. A lui va "un grande rispetto", insieme a un no alle "ambiguità". E quindi la frase che ha il sapore del guanto della sfida: "Decida se essere un padre generoso o un genitore padrone che contrasta l’autonomia dei figli". "A Beppe dico – ha proseguito Conte – che non ne faccio una questione personale, lui sa bene che ho avuto e ho rispetto per lui. Ma non possono esserci ambiguità, spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura o il genitore padrone". Quindi, ha annunciato quello è che l’ultimo e unico spiraglio di trattativa: oggi, 29 giugno, consegnerà a Grillo e poi a Vito Crimi i documenti e chiederà che siano diffusi e votati dalla comunità M5s. "Chi mi conosce sa che non ho doppie agende. Se lavoro anima e corpo a un progetto lo faccio con trasparenza. Nel cassetto non ho un piano B", ha detto Conte. E se lo Statuto non sarà accettato? "Valuterò cosa fare". Ricostruendo l’accaduto e la frattura con il fondatore, Conte ha parlato poi di "un equivoco di fondo" emerso quando ormai era prossimo il lancio del nuovo corso, quando "Beppe mi è sembrato ritenere – ha spiegato – che tutto vada bene così com’è, salvo alcuni moderati aggiustamenti. Ma io non mi sarei mai prestato a un’operazione di facciata, di puro restyling. Al Movimento servono forti cambiamenti".

Conte lo ha ripetuto più volte nel suo discorso: se la sua proposta non verrà accettata, non ci saranno le condizioni per andare avanti: "Io non posso assumere una decisione solo con il cuore se la mia testa mi suggerisce che il percorso è sbagliato. Non posso prestarmi ad un’operazione in cui non credo", ha detto. Soprattutto, non intende prestarsi ad una diarchia. "Sono stato descritto spesso come uomo delle mediazioni, ma su questo aspetto non possono esservi mediazioni". L’ultima possibilità di mediazione ora, sarà sui documenti, ma resta da capire che ruolo avrà Grillo in questa nuova visione: "Per lui c’è era e ci sarà sempre il ruolo di garante", ha concluso Conte. Ma è sul "come" che si gioca la partita finale.