Giovedì 25 Aprile 2024

Conte-Renzi, i tempi della sfida si allungano

Oggi il faccia a faccia ma la legge di Bilancio ingessa le mosse. Il premier usa toni concilianti su rimpasto, task force e Draghi

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di Antonella Coppari

Incontrarsi per dirsi addio oggi è complicato. A Renzi non dispiacerebbe, ma un’alternativa a questa maggioranza non l’ha trovata. Incontrarsi per riabbracciarsi è altrettanto fuori discussione. A Conte non dispiacerebbe, lo afferma apertamente: "Ci confronteremo e vedremo se ci sono le condizioni per andare avanti, io lo spero. Sarebbe una grave responsabilità non andare avanti per un mancato chiarimento". Ma il leader di Iv non vuole fargli tirare il sospiro di sollievo. Lo terrà sulla corda almeno per un po’ di giorni appellandosi alla necessità di varare legge di bilancio e decreto ristori: il forfait di Iv al confronto pomeridiano nel governo sulle misure di Natale parla chiaro.

Stasera dunque non sarà firmata la pace, ma non ci saranno neppure quelle dimissioni delle ministre Iv che segnerebbero l’inizio del countdown della crisi. Renzi presenterà le sue proposte, Conte aprirà spiragli. Via la cabina di regia, sostituita da un’unità di missione che farebbe sempre capo a Palazzo Chigi. "Ce la chiede l’Europa, ma siamo pronti a migliorarla", scandisce il premier che promette: "Presto sentirò Draghi". Potrebbe sparire anche la task force di 300 consulenti: "Se ci sono altre proposte sul Recovery plan, ben vengano". Voci sostengono che Conte rinuncerebbe pure alla fondazione sulla cybersecurity; dopo aver detto sì al rimpasto, perché "se ci sono richieste, è giusto ascoltarle", potrebbe persino cedere la delega sui servizi. Renzi resterebbe così senza un appiglio per giustificare la rottura: ci sarebbe il Mes, rispolverato alla bisogna, ma non è facile arrivare in fondo su quel fronte, tanto più che il Pd – dopo averlo invocato per mesi – frena. "Non si può chiedere tutto: andrebbe oltre il tetto del deficit. E comunque bisogna vedere se si pone la questione per risolverla o inasprire il clima", avverte Orlando. Un "prendere o lasciare", assai "sbagliato" per Conte, significherebbe volere la crisi a tutti i costi, ma il quadro presenterebbe troppi rischi persino per Renzi.

Dopo il ripensamento di Di Maio e Zingaretti, sostituire Conte con la stessa maggioranza è fuori discussione. La sola via sarebbe un allargamento, e cioè l’unità nazionale, ma la lana per filare è poca. Berlusconi è disponibile: "Ci affidiamo alla saggezza di Mattarella, è realistico pensare a un esecutivo con responsabili, ma deve andare via Conte". Nella Lega Giorgetti è entusiasta: "Il centrodestra non è pronto per governare, ci vorrebbe un esecutivo con ampia base presieduto da Draghi". Salvini invece punta su un esecutivo di centrodestra non presieduto da lui per arrivare ad elezioni che Meloni invoca "subito". Pronta, in subordine, a un governo di coalizione a guida Salvini.

Certo si può sempre tentare sul voto in libertà di parlamentari pronti a tutto pur di evitare di tornare a casa, ma è un’arma a doppio taglio, perché per la stessa ragione alcuni senatori di Iv potrebbero decidere di non seguire il capo fino alle estreme conseguenze. L’azzardo sembra alto persino per un giocatore come Renzi. Sempre che Conte gli offra davvero la via d’uscita su task force e fondazione. Tutti prevedono che andrà così ma la certezza si avrà oggi.