Giovedì 18 Aprile 2024

Conte pronto a sbattere la porta Di Maio prova a mediare: "Unità"

Dopo gli attacchi di Grillo, si avvicina la rottura definitiva dell’ex premier, che parlerà lunedì (o forse oggi). I dubbi dei pentastellati: l’idea di un nuovo partito piace, ma l’avvocato rimarrebbe fuori dalla maggioranza

Migration

di Elena G. Polidori

Rottura "insanabile". O – forse – sanabile "se solo uno dei due facesse un passo verso l’altro". O – ancora – un cambio in corsa nella possibile leadership, con Giuseppe Conte che si fa da parte e Luigi Di Maio che prende il suo posto, ipotesi "gattopardesca" che finirebbe per polverizzare definitivamente il M5s. Che non c’è più. Per davvero, stavolta. Il "fallimento" di Conte (che ufficialmente parlerà solo lunedì, in conferenza stampa, ma potrebbe anticipare ad oggi l’annuncio del ritiro), si trascinerà dietro una frantumazione (in tre parti) dei gruppi parlamentari grillini. Con conseguenze ancora tutte da immaginare per la stabilità della maggioranza di governo (i 5 stelle sono il partito di maggioranza relativa) e – di conseguenza – dell’Esecutivo Draghi.

Quella di ieri, nella storia dei 5 stelle, potrà essere ricordata come la giornata più drammatica. Ad una certa ora del pomeriggio, quando ormai era diventata plastica la rottura definitiva tra Conte e Grillo, fuggito da Roma senza neppure un saluto, nella casa capitolina dell’ex premier si sono ritrovati il capogruppo grillino a Palazzo Madama, Ettore Licheri, la vicepresidente M5s del Senato, Paola Taverna, il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli. Quasi tre ore di colloquio, definito "cruciale", per convincere Conte ad andare avanti. Il tutto in un crescendo di ansia tra i parlamentari del Movimento, con le chat impazzite fino a quando è stato proprio il ministro Patuanelli a dare l’annuncio: la mediazione è fallita.

A Conte si riesce solo a strappare qualche ora di tempo, ma niente di più. Il ragionamento dell’ex premier sarebbe impostato così: Grillo mi ha dato carta bianca, ho profondamente creduto nella nascita del M5s 2.0, ci ho lavorato, sono pronto e ora dica Grillo cosa vuole fare. Altrimenti io mi sfilo. Concetto che poi è già stato sottolineato qualche giorno fa ai senatori. Sullo sfondo, l’ipotesi di un nuovo partito, sul quale cresce il pressing, ma di cui Conte non ha mai parlato. Dalle parti della Farnesina, il ministro Luigi Di Maio ha fatto trapelare il suo pensiero: "Mai come adesso serve compattezza all’interno del Movimento. Dialoghiamo con il massimo impegno e lavoriamo per unire", ha commentato, anche per seppellire sul nascere quelle voci che lo vedrebbero non nel ruolo di mediatore, bensì in quello di "Giuda", pronto a "tradire" Conte per tornare al potere dentro il M5s, ma in diarchia con Grillo. Voci che ambienti a lui vicini smentiscono con una certa nettezza. Sempre ieri i ministri stellati nel governo si sono sentiti in video per fare il punto della situazione se – come sembra – tra Conte e Grillo non ci sarà ricucitura. E il rischio che l’uscita di Conte inneschi una sorta di “liberi tutti“ nelle file grilline è quanto mai concreto. Questo, d’altra parte, il tenore delle conversazioni nelle chat interne: panico. "Ma quindi è davvero finita, si ritira?", "è game over?", "e ora che succede?".

Lunedì il Movimento potrebbe ritrovarsi spaccato in tre; da una parte i parlamentari rimasti fedeli al garante, dall’altra i ‘contiani’ pronti a seguire l’ex presidente del Consiglio qualora quest’ultimo dovesse dar vita a un suo nuovo partito e infine gli ’outsider’ che sta cercando di mettere insieme Davide Casaleggio con accanto Alessandro Di Battista. Il "partito di Conte", comunque, non partirebbe da zero. Al netto delle difficoltà di creare una nuova forza politica in fretta, ci sarebbero già molti eletti pronti a lasciare i lidi grillini per imbarcarsi in una nuova avventura ‘contiana’. Che, però, non farebbe parte della maggioranza che sostiene Draghi. Attrattiva della possibile nuova creatura politica contiana l’inesistenza del vincolo dei due mandati. Che invece Grillo vorrebbe mantenere. Insomma, oltre al danno, anche la "vendetta" di Conte, pronto a provocare un’ emorragia di parlamentari e a mettersi di traverso nel sostegno al governo che lo ha mandato a casa.