Venerdì 19 Aprile 2024

Conte non si arrende: "Serve un nuovo inizio"

Il premier resta sotto assedio dei partiti ma accetta il confronto con i leader della maggioranza: l’obiettivo è salvare la poltrona

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di Elena G. Polidori

Non è solo Renzi. Anche dentro il Pd c’è chi spinge, come Lorenzo Guerini e Andrea Orlando, verso una verifica di governo che qualcuno si augura possa avvenire anche prima di Natale, per evitare contraccolpi troppo profondi in tempi di Covid. Certo, il leader di Iv ha sparato alto anche ieri (togliere di mezzo la cabina di regia sul Recovery Fund che, invece, per Conte rappresenta "una vera agenda politica, non slogan") nonché la struttura sulla cyber security, ma la parole "rimpasto", legata ai temi caldi sul tavolo, al momento non osa pronunciarla nessuno. Al Nazareno, per dire, vanno ripetendo ufficialmente – a cominciare dal segretario Zingaretti ("i problemi vanno affrontati", dice) – che la strada maestra, in caso di crisi politica conclamata, sarebbe solo quella del voto. E anche dal Quirinale hanno fatto capire che i margini di manovra sono molto stretti; Mattarella giocherebbe la carta di un governo di transizione per andare alle urne, nulla di diverso. "Il governo attuale era l’unica alternativa a quello Lega-M5s e se fallisce – è l’opinione del ministro Francesco Boccia – l’unica strada che rimane è quella che porta alle urne".

Conte, dunque, prepara una verifica che per molti è sinonimo di consultazioni tanto che, si sottolinea, dovranno "celebrarsi" a livello di leader, non certo di capigruppo. E che la soluzione migliore potrebbe essere quella di dare il via ad un Conte-ter, con dentro Renzi e casomai con Andrea Orlando nel ruolo di vicepremier, mentre inamovibile resterebbe solo il ministro dell’Economia Gualtieri, ormai incardinato nei rapporti con Bruxelles. Serve, comunque, di dare al Paese un "nuovo inizio" dopo la pandemia, un progetto che parli di superamento delle diseguaglianze, ambiente, lavoro e sanità, sostiene il premier, mettendo questi temi al centro del suo progetto di Recovery plan, ma il caos, nella sua maggioranza, lo costringe a guardare più in basso.

Luigi Di Maio chiede che sia il Cdm (non soltanto il premier) a sceglierne i membri della cabina di regia, mentre c’è chi, come i suoi colleghi grillini, minacciano di non votare il piano se non sarà prorogato il Superbonus. E il Pd che rilancia sulla scuola e il ministro Roberto Speranza che vuole più soldi per la sanità.

Difficile, in questo clima, tirare una riga, eppure gli scommettitori di Palazzo non danno grandi quotazioni per il "rimpasto di Natale", ma la via delle urne è persino più ardua: c’è da governare la crisi economica, prima ancora di quella politica, c’è la ‘sfida’ della gestione del vaccino anti-Covid da distribuire, c’è la presidenza italiana del G20 che entrerà nel vivo a maggio. Sfide per le quali serve un governo solido e pienamente legittimato, ma i grillini temono di perdere le poltrone e i renziani guardano con attenzione l’Istruzione o, in second’ordine, al Lavoro (tutta roba ora in quota 5 stelle). "Qualcosa succederà nelle prossime ore – annunciava ieri un grillino di rango – e chissà che non si colgano proprio le feste per procedere al rimpasto, o all’inciucio, approfittando della distrazione degli italiani". In fondo, l’ultima volta che è successo era Ferragosto.