Conte leader Finché Grillo lo permette

Gabriele

Canè

Adesso che il "plebiscito" su Conte ha fatto chiarezza sul leader, tutto è ancora meno chiaro nel M5s. Con una certezza, però: che nel Movimento basta poco per salire in plancia di comando; basta un pugno di clic, una famiglia numerosa, per avere i consensi necessari a una candidatura a sindaco o a deputato. E bastano 62 mila voti, cioè il 60 per cento degli aventi diritto, per ottenere la guida di un partito (?) che ha un terzo dei seggi nell’attuale Parlamento; meglio ancora se il "ballottaggio" è su un solo nome, tanto per non creare dubbi o angosce a chi deve scegliere. Detto questo, e fatti i doverosi complimenti al vincitore di questa gara con se stesso, restano i tanti punti interrogativi su cosa sarà la creatura di Beppe Grillo. Saranno i 5Stelle che hanno appena avallato la riforma Cartabia della Giustizia, un correttivo minimo alla storture della riforma Bonafede, o quelli che si candidano a vincere le elezioni del 2023 per riformare la riforma, come ha detto subito Conte?

Sarà una punta di diamante della nuova squadra lo stesso Bonafede, l’uomo che ha guardato dalla finestra la rivolta nelle carceri che fece più di venti morti all’inizio del 2020, e l’andirivieni dei boss dalle patrie galere con la scusa del Covid? Saranno il girovago Di Battista, la fallimentare Appendino le nuove guide del Movimento? Sarà il Conte moderato da salotto romano, o quello che girerà tutte le piazze d’Italia, di lotta più che di governo, pronto a mettere i bastoni tra le ruote all’usurpatore Draghi? Sarà una componente organica del centro sinistra, o la croce quotidiana del povero Letta? Intendiamoci. Queste domande e le relative risposte non ci faranno perdere il sonno, anche perché probabilmente il Movimento, quasi partito, continuerà a essere l’una e l’altra cosa. O più semplicemente quello che di volta in volta vorrà il leader. Che sembra Conte, ma resta sempre lui: Beppe Grillo.