Martedì 23 Aprile 2024

Conte esulta Il Movimento è risorto Ma sfuma il sorpasso sugli ex amici dem

Rimonta grillina nonostante la scarsa partecipazione al Sud. Determinanti i sostegni economici e i bonus per le fasce più povere,. primo tra tutti il reddito di cittadinanza osteggiato dalla destra

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di Elena G. Polidori

Non superano il Pd, come qualcuno aveva ipotizzato nelle ultime ore prima dell’apertura delle urne, e non saranno forse neppure il secondo partito nella classifica dei vincenti in questa tornata elettorale. Ma il terzo sì. Il M5s potrebbe portare a casa un risultato che solo pochi mesi fa si sarebbe giudicato impossibile, quindi a suo modo sorprendente: il 17%, in una forbice che vede il dato più basso possibile il 14% e il più alto il 18%. Secondo la prima proiezione del Consorzio Opinio Italia per la Rai è al 16%. Se alla fine dello spoglio dovesse essere confermato il dato più alto, per il M5s guidato da Giuseppe Conte ci sarebbe davvero di che cantare vittoria. Con il Pd che ha mostrato tutta la sua fragilità, i grillini si avviano dunque a costituire lo zoccolo duro di quella che potrebbe essere la prossima opposizione alla nuova maggioranza guidata da Giorgia Meloni.

Quello che li ha fatti tornare a sperare di non scomparire è stata quella legge che hanno voluto con fermezza, e che la leader di Fdi ha invece promesso di cancellare: il reddito di cittadinanza. "La cosa sorprendente – ha osservato il vicepresidente Michele Gubitosa – è che il centrodestra ha vinto, Letta si dovrà fare delle domande. Mi metto nei panni di un elettore del Pd, non avranno capito cosa ha fatto Letta quando hanno deciso di fare alleanze con chi aveva votato contro il governo Draghi abbandonando chi portava avanti istanze che venivano dai cittadini". A partire appunto dal reddito di cittadinanza.

E anche se al Sud, dove si trova il numero più ampio di percettori della misura, l’affluenza alle urne è stata più modesta rispetto alle aspettative, c’è da credere che sia stata proprio la contestata misura ritenuta ‘assistenzialista’ secondo la Meloni, a rafforzare il Movimento nel rush finale elettorale consentendogli di contendere alcuni collegi uninominali (cinque in Campania, due in Puglia e in Sardegna) che hanno fatto sudare freddo ben più di un esponente di centrodestra.

Il reddito di cittadinanza, dunque. Che arriva per quasi il 70% a famiglie che si trovano a sud di Roma, molti in Sicilia, dove i 293 mila nuclei percettori pesano per il 6,3% sulla platea degli elettori. E poi in Puglia, dove ci sono 147 mila beneficiari pari al 4,3% degli aventi diritto al voto. E ancora: in Sardegna: 60 mila, il 4%. E in Campania: quasi 340 mila, pari al 6,8% del corpo elettorale. Voti e seggi che alla fine faranno davvero la differenza e nelle mani di un elettorato che è la chiave, anche, della rimonta dei grillini: "È follia – aveva tuttavia negato Conte – che i 5 stelle siano visti solo come il partito dello Stato assistenzialisti, non è così", ma poi la chiave di questa affermazione elettorale passa anche per altri cavalli di battaglia grillini, ovvero il salario minimo, il superbonus – su cui si è consumato lo strappo finale con Draghi – il cashback fiscale, la riduzione dell’orario di lavoro. Parole d’ordine, di fatto, fortemente ‘di sinistra’, pronunciate in modo troppo debole dal Pd per chi si è trovato orfano, sulla scheda, di una rappresentanza politica capace di rivendicarli come capisaldi di un programma politico come, invece, hanno fatto i grillini.

La rimonta di Giuseppe Conte viene da lontano, numericamente parlando: a luglio il M5s nei sondaggi era pericolosamente vicino al 10%: un ridimensionamento così pesante che avrebbe potuto destabilizzare la leadership dell’ex presidente del Consiglio. Leadership in mezzo ai marosi, fin da quando è stato costretto a subire il sì al governo Draghi dal fondatore Beppe Grillo. Poi quando con lo stesso Grillo si è scontrato proprio sulle regole interne, infine nella vicenda dell’elezione del presidente della Repubblica, quando il suo no a Mario Draghi fece venire allo scoperto la fronda scissionista guidata da Luigi Di Maio. A inizio settembre, il M5S aveva già recuperato tre punti in media in poco più di un mese, ma ammesso che alla fine le urne consegnino al Movimento il ruolo di ‘araba fenice’,il compito di Conte, da subito, non sarà facile; dopo una legislatura al governo con qualunque formazione, avrà gioco facile se una netta vittoria del centrodestra spazzerà via dal tavolo le ipotesi di governo di unità nazionale: così potrà mantenere la sua promessa "mai più con Letta".