Conte esulta "Ci davano per morti Ma la vera sinistra ora siamo noi"

Nessun simbolo sul palco, sui maxi schermi campeggia il logo "Dalla parte giusta". Piazza Santi Apostoli piena come ai vecchi tempi. Risuona l’antica parola d’ordine: "Onestà, onestà"

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di Antonella Coppari

"Ci davano per morti, ma questa piazza dimostra che si sono sbagliati ancora una volta: siamo qui, più forti di prima". Dal palco Giuseppe Conte, il redivivo, va sul sicuro: sa che le urne smentiranno la profezia di chi aveva già chiuso lui e il Movimento nel ripostiglio delle cose passate. Ma spera in qualcosa, anzi, in molto di più: punta su un’affermazione che ne faccia quasi il vincitore morale delle elezioni. Quanto e più di lui se lo aspetta una piazza galvanizzata, piena anche se non pienissima, che considera l’avvocato del popolo ed ex premier più una rockstar che un leader politico.

Quando alle 18 si sparge la voce, poi rivelatasi falsa, che è arrivato, la corsa frenetica sotto il palco è da fan più che da militanti di partito. Del resto, la colonna sonora è adeguata: gli immancabili Queen, Bruce Springsteen, Amy Winehouse. Il Movimento è vivo, ma non è più quello vinse trionfalmente le elezioni nel 2018. E forse anche per questo sul palco non ci sono simboli di M5s bensì il refrain di questa campagna: dalla parte giusta. Conte la star ne sta modificando il Dna, trasformando un partito né di destra né di sinistra in una formazione politica saldamente ancorata a sinistra che mira a sfidare e battere con una buona dose di rabbia, quasi di livore, il Pd: piazza Santi Apostoli – il luogo ’simbolo’ dell’Ulivo di Prodi, – non mente. "Siamo noi l’unico partito di sinistra – dice Lorena – vengo dal Pci, so di cosa parlo". Le fa eco Marilena: "Meglio Sinistra italiana del Pd". La presenza di esponenti storici della sinistra ecologista e sociale come Loredana De Petris, Stefano Fassina e Pecoraro Scanio lo conferma. Almeno in parte la resurrezione è merito di una corsa solitaria che probabilmente Conte non avrebbe voluto, ma alla quale è stato costretto dalle circostanze.

La fortuna in politica conta. Benché ’l’onestà’ sia ancora la bussola di M5s come dimostra il coro ripetuto, questo Movimento targato Conte non somiglia a quello delle origini neppure per quanto riguarda la tentazione isolazionista: il Pd oggi è detestato, considerato quasi il vero nemico da battere, però senza escludere alleanza future. "Dobbiamo arrivare al 20%, battere Letta e costringerlo a venire in ginocchio da noi per chiederci un accordo alle nostre condizioni", se la ridono i militanti.

Quando prende la parola il leader la folla impazzisce: applausi, urla. Il talento dell’uomo nel costruire un’immagine capace di bucare lo schermo era già noto. Quello del comiziante è stato una sorpresa per tutti: sul palco Conte rende come negli studi televisivi. Infiammato al punto giusto invece che pacato e rassicurante. Attacca Draghi: "Vi hanno detto ’pace o condizionatori’, ma la pace è uscita dai radar. Noi vogliamo la pace, ripetiamolo insieme", e la folla lo segue. Urla: "Bisogna detassare le pensioni e introdurre il salario minimo", i fan si sbracciano. "Abbiamo realizzato l’80% del programma al governo, se torniamo a Chigi rivedremo la riforma Cartabia". Le urla si sprecano: "Cashback fiscale per sanità, sanatoria badanti".

Prima di lui, giovani, candidati e guest star (da Fico a Bonafede). Era atteso un video di Grillo, non se n’è fatto di niente: Conte lo saluta dal palco. "Nella nostra carta le battaglie sue e di Casaleggio". Di qui a due giorni l’avvocato che fino a tre anni fa non aveva mai fatto politica e da allora è stato due volte premier, poi vicino al declino e miracolosamente rialzatosi, si gioca nelle urne la scommessa più difficile. Se i pronostici saranno rispettati e ne uscirà a testa altissima, non sarà solo una vittoria su quanti lo davano per spacciato, ma anche un’ipoteca fortissima su M5s. Saranno gli elettori a decidere chi d’ora in poi sarà il "vero" capo del Movimento.