Conte apre al Pd ma poi si pente Calenda non si decide, dem irritati

Scintille tra il ministro Orlando e Azione. Ancora appeso a un filo il destino di Renzi: correrà da solo?

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La speranza di veder nascere il ‘Fronte Popolare’, per alcune ore, è corsa sul filo (dei telefonini). Per un attimo, infatti, la sinistra ‘interna’ dem (l’asse Orlando-Provenzano-Bettini), quella mezza ‘esterna’ (Art 1 di Speranza), ma pure mezza ‘interna’ (si candideranno col Pd, come il Psi e Demos) e quella tutta ‘esterna’ (i ‘rosso-verdi’) hanno sperato nel miracolo. Il leader del M5s, in un’intervista a Tpi, "apre" al dialogo col Pd. O, meglio, non lo "esclude". Ove, si capisce, "i dem intendano stare con i più deboli". Le speranze, però, si sa, muoiono all’alba. E così, tempo due ore, e il portavoce dell’ex premier, Rocco Casalino, smentisce tutto. Al netto del fatto che Conte non potrebbe andare in alleanza con Calenda-Di Maio-Gelmini-Renzi, e dunque il Pd avrebbe dovuto cambiarne l’intero ‘perimetro’, fonti del M5s precisano che "la sua frase non è in alcun modo da intendersi come una riapertura alla possibilità di un’alleanza col Pd". Conte ha voluto solo chiarire che in prospettiva futura ci potranno essere le premesse per un dialogo solo se il Pd abbandonerà l’agenda Draghi e sposerà l’agenda sociale e ecologica". Morale, non se ne fa nulla.

Letta, poi, era stato chiaro: "i nostri elettori non capirebbero l’alleanza con chi ha fatto cadere Draghi". Resta tutto aperto, invece, il fronte dell’alleanza con Azione e +Europa (e, presto, ‘più’ ministri ex FI). Bonino sta mettendo tutta la sua autorevolezza per convincere Calenda. Il quale, però, è "scettico", continua a dire che le possibilità di andare alleati con il Pd è "50 e 50" e che "decideremo ai primi di agosto", cioè a ridosso della presentazione dei simboli, il 12. Un ‘mago’ di sistemi elettorali, Roberto D’Alimonte, dice che "Calenda è un magnete che può attirare elettori di centrodestra insoddisfatti, da lui dipende il centro, ma vive il dilemma di Amleto: essere o non essere, entrare o non entrare?".

Detto che il nobile Amleto fece una pessima fine, resta il dubbio: andrà, o no, Calenda, con il Pd? Anche qui, il dubbio non pervade solo Calenda, che attende l’esito di un "sondaggio costato una fortuna" e si auto-stima al 6%, ma punta, se da solo, al 10%. Infatti, dentro la sinistra dem, già fanno fatica a dover ‘digerire’ Di Maio&co. (e non solo la sinistra dem, pure Orfini e molti altri). Papale papale, per bocca del ministro Orlando, gli è stato detto: "Calenda, datti una calmata!". Traduzione: non fare lo sbruffone, che già chiedi troppi collegi sicuri, non detti legge a casa nostra. Ma per un pezzo del Pd che Calenda gli ‘fa schifo’ c’è l’altro pezzo (Base riformista, Delrio), che, invece, l’alleanza la vuole chiudere, e velocemente. Come finirà? È presto, per dirlo. E Renzi? Ecco, non lo vuole nessuno. Il suo ‘mago’ elettorale, Ettore Rosato, sta facendo le liste in previsione di una Iv ‘solitaria’. Obiettivo: agguantare il 3%, e vincere la sfida. Quella per la pura sopravvivenza.

Ettore Maria Colombo