Conte alleato scomodo per il premier Giustizia, patto con Grillo alla prova

L’avvocato aspetta l’investitura della base, ma studia un ruolo "di lotta e di governo" in maggioranza. Oltre alla riforma Cartabia, ad agitare i Cinquestelle anche i licenziamenti e le nomine della Rai

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di Elena G. Polidori

Il bello viene ora. Trovata la quadra tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo e in attesa dell’incoronazione dell’"avvocato del popolo" da parte della base, arriva subito al dunque la riforma Cartabia, passata in secondo piano, ieri per via dei festeggiamenti degli Azzurri vincitori a Wembley, che hanno coinvolto gran parte del governo a Palazzo Chigi con Draghi.

Finiti i brindisi, l’intesa tra i due leader dovrà affrontare un primo stop da parte dei componenti della commissione Giustizia della Camera, per nulla convinti che il testo uscito dal cdm (con il controverso ‘si’ dei ministri grillini) debba davvero vedere la luce. E, dunque, non è per nulla scongiurata la prevista battaglia in Aula, dove la riforma del processo penale approderà il 23 luglio.

Perché, ed è questo il punto, per quei giorni la nuova leadership di Conte (un ruolo da presidente, affiancato a quello di ‘garante dei valori’ di Grillo) non sarà senza’altro formalizzata, anche se l’intesa raggiunta – secondo alcuni maggiorenti grillini – darebbe comunque a Conte lo spazio di manovra politica per inibire, alla fonte, alcune defezioni sul fronte del voto in Aula.

Ma la prova della forza della sua futura guida stellata forse la si avrà proprio dai numeri con cui la commissione licenzierà il testo della riforma della giustizia. Perché le idee di Conte leader sono, in realtà, piuttosto bellicose, almeno a sentire quello che trapela tra le fila grilline più ortodosse.

Si immagina che l’ex presidente del Consiglio possa proporsi come alleato urticante per il governo Draghi, uno di "lotta e di governo", per dirla con uno slogan; nella sostanza alleato scomodo che, senza attacchi diretti, possa mettere in difficoltà il premier su più fronti. Di sicuro, dopo l’investitura della base grillina, ci sarà un faccia a faccia tra Conte e Draghi. Per discutere non solo di giustizia, ma anche di fisco e ambiente. E anche di reddito di cittadinanza, di lavoro e licenziamenti e di Rai, le cui nomine di palazzo Chigi hanno lasciato i grillini in un angolo.

Dunque, avanti col voto per incoronare Conte ‘presidente’. La diarchia con Grillo vedrà comunque l’ex premier piuttosto libero di dettare la linea politica. Il fondatore, dal canto suo, farà un passo di lato, ma il ruolo di Garante se lo terrà stretto. E poi c’è il rebus Alessandro Di Battista: il suo ritorno con il M5s è da escludere, ma Conte vorrebbe recuperarlo. Sul come, è tutta una scommessa. Infine, c’è il Pd. Dove l’accordo Conte-Grillo viene vissuto con timore di strappi a livello di maggioranza di governo, soprattutto con l’ingresso nel semestre bianco, il 2 agosto. D’altra parte, però, c’è invece chi scommette in un’alleanza ancora più salda con i dem, perchè è stato Conte il primo a volerla con Zingaretti. Il quale plaude al ritrovato campo "alternativo alla destra". Vedremo se durerà nel tempo