Giovedì 18 Aprile 2024

Conte al bivio, caccia ai ’responsabili’ Ma i numeri non ci sono: crisi inevitabile

Il premier tentato dalla prova di forza alle Camere, Renzi pronto alla sfida. La resa dei conti nel prossimo Cdm sul Recovery plan. I dubbi sui transfughi ex Forza Italia ed ex grillini. Gli scenari: Conte ter, maxi rimpasto o esecutivo di unità nazionale

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di Ettore Maria Colombo

La crisi di governo, da strisciante, si fa sempre più concreta. Ormai, le uscite di Renzi, che annunciano la sfida all’Ok Corral non si contano più (solo per stare a ieri due: "Al Colle va portata l’intesa su un nuovo governo" e "se Conte perde la sfida in Parlamento ho varie soluzioni pronte"), come pure la ventilata, da giorni, prova di forza di Conte. Al Consiglio dei ministri del 7 gennaio, la presentazione del Recovery plan da parte di Gualtieri dovrebbe fare da innesco formale alla crisi. Da lì in poi, però, può succedere di tutto.

Gli scenari sono tanti: alcuni plausibili, altri fantasiosi. Il ’la’ sarà il ritiro della delegazione di Italia Viva dal governo. A quel punto, Conte dovrà salire al Colle, unico arbitro di ogni crisi di governo. Conte potrebbe chiedere quella prova di forza che cerca con tigna, ma che Pd e M5s gli sconsigliano caldamente. Sia perché "una maggioranza raccogliticcia non può durare che qualche mese" sospirano dal Nazareno (e Franceschini è d’accordo), sia perché il Colle non vede affatto di buon occhio l’operazione, sia perché, se Conte la perde, il suo nome è bruciato. Andare in Parlamento e chiedere la fiducia su di sé, infatti, comporta il rischio di ‘finire sotto’ e dunque di non poter più essere reincaricato premier. Altro che Conte 2 bis o Conte ter, di cui si è parlato fino a ieri, soluzione che il Pd ancora caldeggia, sotto forma di (finto) mega-rimpastone: Renzi alla Difesa, Guerini all’Interno, Orlando e Di Maio vicepremier. Con Conte affossato, si realizzerebbe il sogno di Renzi: offrire a un dem (Zingaretti, Franceschini, Orlando a scelta) o a un 5 Stelle (Di Maio) la guida di un nuovo governo, o dare vita a un ‘governo di tutti’ (e ritorna il nome di Draghi), e così archiviare per sempre l’era Conte.

Pd e 5 Stelle (afoni o preda di un balbettìo imbarazzante) ci staranno o, una volta apertasi la crisi formale, preferiranno restare al fianco di Conte, fino al punto di chiedere elezioni anticipate? E quando, poi? A marzo col Rosatellum per veder trionfare, dati i sondaggi, il centrodestra, ancora in probabile piena pandemia, o a maggio, con il Germanicum, per cercare almeno di ‘pareggiare’, ma arrivandoci con un governicchio estivo? E Mattarella permetterebbe un tale esito, senza neppure provare a formare un governo di salute pubblica che traghetti il Paese almeno alla fine del suo settennato?

Domande che, per ora, sono tutte senza risposta. E se Conte, in Parlamento, la sfida dei numeri che Renzi ritiene abbia fatto "un errore madornale" a chiedere, invece la vincesse? Tutto dipende dalla riuscita dell’operazione ‘Responsabili 4.0’, sotto le spoglie del gruppo Italia 2023 animato da personaggi come lady Mastella, Tabacci eccetera. Peraltro, non solo al Senato (18), ma anche alla Camera (30) i numeri dei renziani, sempre che restino tutti compatti (ma pare che solo due, Comincini e Vono, ’tradirebbero’…), sono corposi. Senza di loro Conte non ha una maggioranza.

Peraltro, i tre senatori totiani di Idea-Cambiamo! e i tre Udc smentiscono recisamente di voler fare il salto della quaglia. Una decina di transfughi ex grillini ed ex azzurri raccattati nel Misto non bastano a far tornare i conti e portare Conte a livello di sicurezza, fissata a quota 168 (il quorum è a 161). E il centrodestra? Attende gli eventi, diviso al suo interno.