Venerdì 19 Aprile 2024

Contanti o carte Facciamo girare l’economia

Gabriele

Canè

Se andate in Svezia e pensate di chiedere l’elemosina, invece di tendere la mano, mostrate un Pos: lassù nessuno ama più il danaro liquido, e neppure lo usa, spiccioli compresi. Di casa si esce come si raccontava facesse l’avvocato Agnelli: senza un soldo in tasca, magari con un fascio di carte di credito. Come succede in tanti paesi del mondo. In Italia un po’ meno. La prova ufficio postale o cassa di un supermercato non lascia dubbi: molti, soprattutto anziani, ritirano la pensione fino all’ultimo euro e pagano in contanti. E non in tutte le aree d’Italia è detto che si trovi un tassista con il Pos, o almeno con il tassametro. Dunque, ben vengano le riflessioni su un tetto (60 euro) ritenuto eccessivo, i dubbi di Bruxelles e Banca d’Italia. Per non parlare delle opposizioni, che fanno ovviamente il loro mestiere.

Del resto, i temi dell’evasione e della legalità non sono affatto secondari. Così come quello che sta a cuore al mondo del commercio del costo dei pagamenti, peraltro costantemente in calo negli ultimi anni come ha ricordato il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, in un regime di concorrenza (non solo tra banche) che propone offerte diverse e migliori.

Detto questo, due osservazioni. Primo, è vero che siamo indietro, ma è certo che presto anche noi saremo molto più svedesi. Nel frattempo, siccome siamo italiani, e il tetto è in realtà una esenzione data agli esercenti dalla possibilità di farsi pagare con la carta, cosa interessa a loro e soprattutto al sistema in tempi di crisi dei consumi? Che la gente possa consumare, spendere: in contanti, con la carta ammessa in quell’esercizio perché più conveniente di un’altra. Con il baratto, se fosse ancora di moda. Allora, è giusto, conveniente e doveroso che tutti abbiano il Pos. Ma è ancora più giusto che ognuno possa pagare come vuole. Che la ricchezza sia invogliata a circolare. Libera. Anche i pochi spiccioli sopravvissuti alla razzia delle bollette.