Contagi Covid, ci risiamo: la prima a chiudere è la scuola

La pressione dei presidenti di Regione. De Luca in Campania ha deciso la serrata da lunedì. Superiori in presenza tra 50% e 75%

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Un anno dopo, a pochissimi giorni da quel 5 marzo che sancì la fine in presenza dell’anno scolastico 2019-2020, ci risiamo. Stanno richiudendo la scuola, una regione dopo l’altra. In realtà il governo con il primo Dpcm del governo Draghi le riapre (anche in zona rossa) fino alla terza media compresa. Mentre in quelle superiori la didattica è "in presenza almeno al 50% e fino ad un massimo del 75%". Una scelta chiara ("dobbiamo investire sui nostri giovani"), che però si scontra con i veti incrociati di sindacati e Regioni che con provvedimenti autonomi le richiudono addirittura fino agli asili nelle zone definite arancione scuro. Così da Nord a Sud è una babele di provvedimenti tra loro contrastanti.

Il primo a romprere il fronte è il presidente della Campania Vincenzo De Luca: da lunedì, dopo il verificarsi a Napoli di diversi casi di variante inglese, tutte le scuole campane saranno chiuse. Il governatore ha spiegato che la decisione è stata assunta "perché dobbiamo far fronte alle varianti che sono emerse e per completare le vaccinazioni al personale scolastico".

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Chiudere le scuole, ha spiegato il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza, "è sempre doloroso. Ma laddove ci sono dei focolai o presenza di varianti è chiaro che tale decisione è assolutamente da considerare. Dobbiamo essere pragmatici. Il tasso di incidenza sta crescendo in età scolastica" e "ciò potrebbe essere conseguenza delle varianti che infettano di più i bambini ma senza forme gravi. Un elemento di cui tenere conto".

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E’ necessario fare chiarezza sui dati della diffusione delle nuove mutazioni del virus tra i ragazzi nelle aule: una richiesta che era arrivata nelle ultime ore dalle Regioni e che è stata portata all’attenzione del governo – durante la cabina di regia che si è riunita a Palazzo Chigi – dai ministri delle Autonomie e dell’Istruzione, Mariastella Gelmini e Patrizio Bianchi.

Semichiusura anche nelle Marche, guidate dal governatore di Fdi Francesco Acquaroli, che hanno disposto, fino al 5 marzo, di tornare alla didattica a distanza al 100% per gli studenti delle scuole secondarie. Nelle sole province di Ancona e Macerata, dove si è verificato un incremento di contagi Covid tra i ragazzi, la stessa modalità in Dad al 100% riguarderà anche le seconde e terze classi delle medie.

Resta fermo il principio che in zona rossa scatta la didattica a distanza e così sarà per Basilicata e Molise mentre restano chiusi gli istituti della Puglia, dove il Tar ha rigettato il ricorso di un gruppo di genitori baresi contro l’ultima ordinanza del governatore Michele Emiliano che dispone, fino al 14 marzo, per ogni ordine e grado, la didattica integrata digitale (Did) al 100%.

Nelle regioni, una decina, che sono arancioni è assicurata la scuola in presenza per i più piccoli, fino alla scuola media compresa, mentre per le superiori è possibile tra il 50 e il 70%. In Sardegna – che è in odore di zona bianca – resta al momento la riduzione al 50%, ma solo alle superiori, sulla presenza dei ragazzi, così come già previsto per tutti i territori in area gialla.

Ma Toscana, Molise, Provincia autonoma di Trento, Campania ed Emilia-Romagna sono osservate speciali perché, secondo i dati della cabina di regia, la classificazione del rischio è moderata ma "con alta probabilità di progressione".