Contagi a picco, Italia in giallo L’ipotesi: anticipare le riaperture

Arancione solo la Valle d’Aosta. Il centrodestra: via il coprifuoco. Il governo vuole procedere con gradualità. Cambi di colore, tra le Regioni e i tecnici dell’Iss è ancora battaglia sui parametri da considerare

di Antonella Coppari

Prove tecniche di normalità. Tempo quarantotto ore e tutta l’Italia sarà gialla, eccezione fatta per la Valle d’Aosta che resta ancora in arancione: non è un semplice cambio di colore come ce ne sono stati altri in passato. La marcia è iniziata, e a questo punto è inarrestabile: di qui ai primi di luglio il progetto è di riaprire tutto. Il monitoraggio settimanale della cabina di Regia conferma che la terza ondata sta scemando: l’indice Rt si è ulteriormente abbassato (0,86%), solo Lombardia, Toscana e Calabria hanno un tasso di occupazione dei letti per Covid in terapia intensiva sopra la soglia d’allerta del 30% e anche l’incidenza è in discesa (96 su 100mila abitanti). Trend rispecchiato dal bollettino quotidiano che registra 7.567 nuovi casi e 182 vittime. "I contagi sono in costante decrescita", ci mette il timbro Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità.

Il copione è pronto, dunque, e non cambierà essenzialmente se non nei particolari eppure un punto rilevante in sospeso ancora c’è: manca l’accordo sui nuovi parametri per la valutazione del rischio. Le Regioni chiedono che il passaggio da un colore all’altro avvenga su base provinciale: ovvero, se c’è un focolaio a Sabaudia che fa salire tutti gli indicatori del Lazio mandandolo tecnicamente in arancione, si chiuda solo Latina, ovvero la provincia. Ma il braccio di ferro ‘vero’ si registra sull’indice Rt: i governatori non lo vogliono più, ma l’Istituto superiore della sanità insiste perché rimanga tra i criteri di valutazione. C’è ancora un po’ tempo per trovare una mediazione che – se tutto fila liscio – dovrebbe finire lunedì sul tavolo della riunione di maggioranza convocata da Draghi per discutere di riaperture.

Già: la tempistica, per quanto tratteggiata a grandi linee lo scorso mese, va verificata. Può subire qualche accelerazione o qualche ritardo. Non si può infatti escludere che un settore particolare risulti più pericoloso di altri e convenga dunque, sotto l’aspetto sanitario, rimandare la ripartenza di qualche settimana. D’altro canto, la pressione dei partiti e dell’opinione pubblica – alla luce di dati oggettivamente positivi – può invece consigliare un’accelerazione. Né si può scartare del tutto l’ipotesi che si fissi per il 24 tanto lo slittamento del coprifuoco di una o due ore quanto l’apertura dei locali al chiuso. O magari, per dare un segnale ai turisti – specie quelli che vengono dall’estero – si potrebbe prolungare fino alle 23 la possibilità di circolare già a metà della prossima settimana, non appena il consiglio dei ministri approverà il nuovo decreto aperture e la revisione degli indicatori per le fasce di rischio.

Di certo, Salvini insiste perché "venga tolto il prima possibile: Le terapie sono sotto controllo: ora bisogna fidarsi degli italiani". Il leader del Carroccio – che stamani riunisce i big del partito per preparare la cabina di regia di lunedì – chiama quasi quotidianamente Draghi: preme perché venga al più presto ripristinata la possibilità di prendere il caffè al bancone del bar, di frequentare i centri commerciali anche nel weekend, di andare in palestra e in piscina nei luoghi chiusi. Oggi riaprono quelle all’aperto e, soprattutto, prende il via la nuova stagione balneare. È in questo quadro che il ministro Speranza e gli scienziati si sgolano perché si continui a procedere tappe: "La situazione migliora per effetto delle misure prese le scorse settimane che hanno permesso di riaprire in modo graduale", sottolinea Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del dicastero della Salute. Forse ci potrà essere qualche variazione nel calendario, magari ci potremo togliere la mascherina all’aperto già quando in Italia si raggiungeranno i 30milioni di vaccinati, come sostiene il sottosegretario alla Salute Sileri. Sia come sia, si tratta di particolari, oscillazioni di qualche giorno nel calendario: la rotta, a meno di improbabili sorprese, è tracciata.