di Cosimo Rossi Il vicesegretario "non lo vuole fare". Mentre per Stefano Bonaccini la presidenza "è un ruolo di garanzia e va bene", sillaba l’entourage a proposito del modo in cui il governatore dell’Emilia-Romagna sconfitto alla primarie intenda "condividere, da subito, un percorso unitario" con Elly Schlein. Che per parte sua ieri si riprometteva di "essere la segretaria di tutto e di tutti". In attesa della ripresa ad horas del confronto tra i due ex contendenti interrotto esattamente una settimana fa, è lo sconfitto a far pervenire un messaggio per diradare la nebbia dei segnali di fumo tra i due schieramenti. Dopo aver riunito martedì i suoi sostenitori al Senato – Orfini, Guerini, Delrio e in collegamento Nardella e Picerno – il governatore emiliano era andato a "Carta bianca" appunto per lanciare segnali di disponibilità alla gestione unitaria. Persino troppa, a giudizio dei falchi della minoranza. In mancanza di riscontri da parte della neosegretaria, quindi, ieri lo staff di Bonaccini ha chiosato che il solo ruolo che gli si addica nell’ottica di una "condivisione" del lavoro politico è la presidenza del partito. La drôle de guerre in cui è sembrato languire il Pd dall’indomani delle primarie, nelle prossime ore potrebbe quindi tramutarsi in conflitto come sancire la pace. "La proposta della segretaria è stata molto chiara: la voglia di lavorare insieme – dice Chiara Gribaudo –. Certamente domenica si arriverà alla composizione della Direzione". Sulla stessa lunghezza d’onda anche Marco Furfaro, in predicato per la vicesegreteria, e Chiara Braga. E anche due fedelissimi di Bonaccini, come Andrea Rossi e Davide Baruffi, esortano all’unità. Nondimeno tutto dipende dalla presidenza. L’esclusione di Bonaccini, infatti, potrebbe innescare un conflitto destinato a ripercuotersi a caduta su tutti gli altri importanti ruoli di un organigramma interno al partito e le sue rappresentanze istituzionali dove i sostenitori del governatore sono pur sempre in maggioranza. Andando al voto nei gruppi parlamentari è quasi impossibile che Francesco Boccia possa assumere la presidenza al Senato. E anche alla Camera, dove martedì Schlein ha lasciato la parola a Giuseppe Provenzano come preavviso di sfratto a Debora Serracchiani, la conta diverrebbe lacerante. Come tesoriere, invece, domenica potrebbe essere confermato l’uscente Walter Verini.