Venerdì 19 Aprile 2024

Fine vita, Consulta: "L'aiuto al suicidio non sempre è punibile"

L'annuncio di Cappato, che accompagnò alla morte Dj Fabo: "Da oggi siamo tutti più liberi". Sconcerto dei vescovi italiani, la Cei: "Distanti da questa sentenza"

Dj Fabo (Ansa)

Dj Fabo (Ansa)

Roma, 25 settembre 2019 - Si poteva fare, è lecito l'aiuto al suicidio in certi casi, a certe condizioni. Secondo la Corte Costituzionale, nel caso di Jj Fabo, chi ha agevolato il suicidio di una persona che manifestava liberamente e autonomamente tale intendimento, essendo tenuto in vita artificialmente da trattamenti sanitari di sostegno, affetto da una patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche e psicologiche reputate intollerabili, non è punibile. Lo ha stabilito la Consulta, che è tornata a invocare un intervento legislativo sul fine vita.

Fine vita, cosa cambia con la sentenza della Consulta

Aver accompagnato Dj Fabo nei suoi propositi di porre fine alla sua vita costellata ormai da sofferenze insopportabili legate alla malattia non costituiva reato. I giudici hanno scritto che "in determinate condizioni è non punibile" chi "agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". Così ha deciso la Corte Costituzionale, pronunciandosi sulla questione di legittimità dell'articolo 580 del codice penale sollevata nell'ambito del processo a Marco Cappato per il suicidio assistito di Dj Fabo. 

"Da oggi in Italia siamo tutti più liberi", ha dichiarato Marco Cappato, "anche quelli che non sono d'accordo. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. Si tratta della vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall'altra parte. Ora è necessaria una legge", ha concluso commentando il responso della Consulta.

Associazione Coscioni: aperta la strada

"La Corte costituzionale - ha dichiarato l'avvocato Filomena Gallo, Segretario dell' Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa di Marco Cappato - apre la strada finalmente a una buona normativa per garantire a tutti il diritto di essere liberi fino alla fine, anche per chi non è attaccato a una macchina ma è affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili, come previsto dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l' eutanasia legale depositata alla Camera dei Deputati nel 2013. Mi auguro che finalmente il Parlamento si faccia vivo. Noi andremo avanti, e invitiamo a unire le forze laiche e liberali in occasione del Congresso dell'Associazione Luca Coscioni dal 3 al 6 ottobre a Bari".

I vescovi italiani: garantire l'obiezione ai sanitari

La Cei, Conferenza espiscopale italiana, esprime sconcerto e preoccupazione alla luce della sentenza della Consulta sul caso Dj Fabo. La Chiesa chiede di tutelare l'obiezione di coscienza degli operatori sanitari, lasciando "libertà di scelta", dice testualmente una nota della Presidenza che rilancia "l'impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati". "Si può e si deve respingere la tentazione - indotta anche da mutamenti legislativi - di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l'eutanasia". I vescovi italiani si ritrovano unanimi nel rilanciare queste parole di Papa Francesco. In questa luce esprimono il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale. La preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I vescovi si attendono che il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile tali valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta.

Contrarietà del mondo cattolico

Tutto il mondo cattolico ha espresso la sua forte contrarietà a quando deciso stasera dalla Corte Costituzionale. «Con la decisione di non punire alcune situazioni di assistenza al suicidio, la Corte costituzionale italiana cede ad una visione utilitaristica della vita umana ribaltando la lettura dell'articolo 2 della nostra Carta che mette al centro la persona umana e non la sua mera volontà, richiedendo a tutti i consociati doveri inderogabili di solidarietà: da oggi non sarà più un dovere sociale impedire sempre e ovunque l'uccisione di un essere umano», dichiara Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita. Per l'Associazione Giovanni XXIII «questa sentenza apre un varco alla cultura della morte e separa il mistero della sofferenza dal calore della relazione e del vivere in famiglia», afferma Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità.

Exit Italia: scelta saggia, ora la legge

"Non si può condannare una persona che, per compassione o per amore, aiuta e accompagna in Svizzera un individuo, che lo ha richiesto, affinché possa finire i suoi giorni in modo dignitoso". Questo  il commento del Presidente di Exit Italia Emilio Coveri dopo la sentenza della Consulta sul caso Cappato. Exit chiede una normativa di legge che garantisca la possibilità dell'eutanasia e del suicidio assistito nel nostro Paese "per quella sofferenza terribile che esiste intorno a noi": "E' ora quindi che questo Governo da poco insediatosi, raduni tutte le forze progressiste e democratiche e al più presto emani una normativa di legge al riguardo". Grande soddisfazione per la decisione della Consulta è espressa da Silvio Viale, responsabile scientifico di Exit-Italia:

Movimento 5 Stelle: storica sentenza

"Prendiamo atto con estremo favore della sentenza della Corte Costituzionale, che non esitiamo a definire storica". Cosi in una nota i parlamentari del Movimento 5 Stelle che hanno seguito i lavori sul fine vita.. "Spetta ora al legislatore dare seguito con coerenza alle indicazioni della Consulta", affermano ancora i pentastellati. "Riprenderemo al più presto l'iniziativa in Parlamento, ripartendo dal lavoro già fatto in questi mesi. Ci auguriamo che alla luce della pronuncia si possa tornare a discutere di un tema così importante, trovando questa volta la massima convergenza a prescindere dall'appartenenza politica, in linea con le indicazioni dei giudici, individuando una normativa organica della materia".