Mercoledì 24 Aprile 2024

Consulenti privati per fare il Recovery, è bagarre

Il governo si affida a McKinsey: "Ma le decisioni restano al Mef". L’opposizione insorge, malumori dem e M5s

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Il governo Draghi affida alla multinazionale McKinsey un progetto di consulenza per la messa a punto del Recovery plan, ma la governance dei 209 miliardi che andranno spesi nei prossimi anni resta al Mef: decisioni, valutazioni e definizione dei progetti di investimento e riforma continueranno a fare capo "unicamente" alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia. Il chiarimento arriva con una nota ufficiale del Tesoro e punta a frenare le polemiche. Mezzo Parlamento, con gli ex ministri Pd e il M5s in testa, alza subito il muro. In discussione viene messa la scelta di incaricare soggetti privati, si invoca trasparenza. Dall’opposizione, Sinistra Italiana e Fd’I sono pronte a portare il caso nelle Aule di Camera e Senato.

La prima occasione sarà l’audizione del ministro dell’Economia, Daniele Franco, domani nelle commissioni Politiche Ue e Bilancio proprio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il tempo stringe e la mole di lavoro è impegnativa: il Recovery deve essere presentato in Europa entro il 30 aprile e l’Italia ha "ancora molto da fare", come ha spiegato recentemente il commissario Paolo Gentiloni. Da qui la decisione di affidarsi ai consulenti privati: McKinsey in particolare, spiega via XX Settembre, sarà un braccio tecnico-operativo. E il tutto affidato con un contratto diretto da 25mila euro (Iva esclusa). Quando la notizia è trapelata gli ex ministri del governo Conte II come Francesco Boccia e Beppe Provenzano non apprezzano: per il primo si tratta di una scelta "grave", il secondo non vede la necessità di "delegare" ad altri quello che si può fare in casa, usando le risorse interne ai ministeri.