"Condanna di Berlusconi, l’Italia spieghi"

A otto anni dal verdetto sulla frode fiscale che gli costò la decadenza da senatore, la Corte europea dei diritti dell’uomo chiede chiarimenti

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di Ettore Maria Colombo

A 8 anni dalla sentenza della Cassazione su Silvio Berlusconi che rese definitiva la condanna per frode fiscale, e che gli costò la decadenza dalla carica di senatore, la Corte europea dei diritti dell’uomo, come riporta il Corriere, interroga l’Italia: l’ex premier ha avuto un processo equo? Le domande della Corte sono queste: "Silvio Berlusconi ha beneficiato di una procedura dinanzi a un tribunale indipendente, imparziale e costituito per legge? Ha avuto diritto a un processo equo? Ha disposto del tempo necessario alla preparazione della sua difesa?". E sono solo alcune delle dieci domande che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha rivolto al governo italiano e cui l’esecutivo dovrà rispondere entro il 15 settembre.

A quasi otto anni dalla sentenza della Cassazione che l’1 agosto 2013 rese definitiva la condanna a quattro anni di reclusione (con un anno condonato) per frode fiscale, condanna che costò al fondatore di Forza Italia ed ex presidente del Consiglio la decadenza dalla carica di senatore, quella lunga e complessa vicenda giudiziaria continua a occupare i giudici di Strasburgo. I quali, seppure con grande lentezza, hanno recentemente rianimato il fascicolo numero 868314, dal titolo "Berlusconi contro Italia", che giaceva sui loro tavoli ormai dall’inizio del 2014.

Nel frattempo, l’ex premier ha scontato la pena, ha ottenuto la riabilitazione ed è stato rieletto al Parlamento europeo, dove è europarlamentare, ma il verdetto del 2013 continua ad avere effetti importanti su molti altri versanti giudiziari e non. Per provare a rimuovere quell’ostacolo i suoi avvocati hanno proposto alla Corte d’appello di Brescia la revisione del processo milanese, obiettivo che però appare complicato da ottenere. Inoltre, gli stessi suoi avvocati, sia pure con i tempi lentissimi dei ricorsi europei, continuano a percorrere pure la strada del ricorso a Strasburgo. Il guaio è che non esistono previsioni né scadenze per la trattazione del giudizio dinanzi alla Corte per i diritti dell’uomo.

La Ue, che fondatamente bacchetta l’Italia per i nostri tempi della giustizia, ha impiegato quasi 8 anni per formulare 10 domande al Paese che condannò Berlusconi. L’altra notizia, sempre inerente a quel processo che costò la condanna definitiva a Berlusconi, in base alla legge Severino, approvata nel 2013, arriva dall’ex giudice Antonio Esposito, il presidente del collegio della Cassazione (ora in pensione) che condannò Berlusconi in via definitiva per frode fiscale.

Il quale Esposito annuncia a Repubblica che si costituirà, sempre davanti alla Corte europea, a propria tutela, per il giudizio che Strasburgo ha formalizzato ieri. Infatti, se per gli avvocati berlusconiani si trattò di una sentenza ‘politica’, non possono non coinvolgere la difesa di Esposito. Il "funzionario di Stato" su cui potrebbero ricadere le domande della corte di Strasburgo, il quale, però, è intenzionato a difendersi fino in fondo proprio per spiegare che "non ci fu nulla di politico". Ai giudici, come si suol dire, "l’ardua sentenza".