Martedì 23 Aprile 2024

"Con Craxi un duello feroce A noi socialisti preferì il Pci"

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di Ettore Maria Colombo

Claudio Signorile (nella foto), lei fu ministro ai Trasporti nei governi Craxi e storico esponente della sinistra del Psi. Che ricordo ha di De Mita?

"Nei momenti cruciali della crisi dei rapporti tra lui e Craxi – risponde l’ex politico socialista oggi 84enne – io e lui ci vedevamo in segreto a casa di Pippo Marra, editore dell’Adnkronos. I nostri incontri servivano a cercare di stemperare la tensione e i problemi".

Il motivo più forte delle tensioni?

"De Mita tendeva sempre allo scavalcamento del rapporto con il Psi per privilegiare quello con il Pci, una tendenza tipica della sinistra Dc che viveva noi socialisti come alla ricerca di occupazione di posti e del Potere".

Che tipo di uomo politico era?

"Un meridionalista convinto, forte di una grande passione civile e politica. Non un “intellettuale della Magna Grecia“, come disse Gianni Agnelli, ma un intellettuale meridionale e un meridionalista".

Un difetto?

"Tendeva a sottovalutare i temi economici".

Il suo lascito politico?

"Una visione dinamica della politica che lo spinse a battersi sempre per l’apertura a sinistra, a partire da quella del centrosinistra negli anni Sessanta".

Con il Psi di Craxi, fu scontro feroce.

"Non solo lui, ma l’intera Dc, gli chiese di far salire il tasso di conflittualità con il Psi quando la Dc si rese conto che il Psi di Craxi cresceva “troppo“".

Con Craxi non si pigliavano...

"A quei livelli, la politica non è mai un problema di caratteri, ma di valori e interessi forti che si scontravano. Lui e Craxi avevano due visioni egemoniche diverse: per De Mita la Dc era il centro e doveva restarlo, per Craxi era il Psi. Moro era diverso: voleva instaurare un rapporto con il Pci senza bypassare i socialisti. De Mita voleva dialogare con il Pci scavalcando il Psi".

Perché fallì il famoso patto della staffetta?

"Perché non aveva senso. Se vuoi mettere a mezzadria la guida del Paese non lo affidi a un patto che si basa soltanto sulla buona fede dei contraenti. Gli equilibri non si tenevano".

Anche De Mita non capì il nuovo…

"La scelta di Dc e Psi fu di chiudersi nel Caf. Anche De Mita ne pagò le conseguenze e lo criticò. De Mita non capì Segni, che riteneva un mediocre politico, e la portata rivoluzionaria dei suoi referendum che stavano preparando il nuovo. Cossiga fu molto più lucido e capì che, con il 1989, sarebbe cambiato tutto. Il sistema politico, basato sul bipolarismo, andava superato. Tutti i partiti dovevano rigenerarsi, ma non lo fecero".

De Mita arrivò fino a entrare nel Pd…

"Non è mai rimasto fuori dalla politica. I comunisti, per lui, sono sempre stati una fonte di attrazione. Dal Pci fino al Pd vedeva continuità".