Si fanno i dispetti come zio Paperone e Rockerduck. Aspirano all’universo e si prendono a sberle come bambini ai giardinetti. Elon Musk e Jeff Bezos, il fondatore di Tesla e SpaceX e il fondatore di Amazon. Fra periodici sorpassi, cambi di gomme e correzioni al centesimo in testa alle classifiche degli esageratamente facoltosi ci sono sempre loro. E da lassù si punzecchiano per la nostra gioia, perché l’invidia e l’ammirazione possano sciogliersi nel conforto di saperli, in fondo, due paperi qualunque come noi. Succede che Bezos si svegli un mattino, abbia una botta di revanchismo e si metta ad attaccare su Twitter chi anni fa aveva considerato l’idea di Amazon un progetto "stupido e destinato al fallimento". Quelle cose che incassi nel 1999 e non riesci a mandare giù, avete presente. E che 22 anni dopo aizzano l’esprit de l’escalier, la giusta replica trovata troppo tardi. Bezos si sfoga con uno di quei proclami che sui social hanno più peso degli aforismi di Socrate: "Ascolta e sii aperto, ma non permettere a nessuno di dirti chi sei. Questa era solo una delle tante storie che ci esponeva a tutti i modi in cui avremmo fallito. Oggi Amazon è una delle aziende di maggior successo al mondo e ha rivoluzionato due settori completamente diversi". Sappiamo, sappiamo. Che bisogno c’era? Ora, un filo di malumore è da mettere in conto. Jeff da qualche settimana non è più l’uomo più ricco del mondo. È scivolato al secondo posto per uno di quegli scherzi astro-finanziari che possono colpire anche chi ha un patrimonio netto stimato di 191 miliardi di dollari. A Paperopoli, per rendere l’idea, usano sigle come "multiplujlioni", "impossibidilioni" e "fantasticatrilioni". Con lo stesso spirito da fumetto che non le manda a dire risponde Elon, forte del suo tesoro da 222 miliardi di ...
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