Come in un film di Hitchcock: "Invasi dai pavoni"

Una trentina di uccelli in libertà per le strade di Punta Marina, a Ravenna. I residenti disperati: "Un disastro, fanno troppi danni"

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di Sara Servadei

Tremila abitanti, trenta pavoni. Potrebbe essere un idillio, oppure un inferno: e qui se lo chiedono tutti. A Punta Marina, frazione di mare a una decina di chilometri da Ravenna, ultimamente non si parla d’altro se non dei pavoni e del piano del Comune per catturarli. Qui, tra la pineta e il mare, nei ritmi di una frazione che d’inverno è solo un paese e d’estate un’attrazione turistica, da un paio d’anni sono arrivati loro, e ogni anno aumentano: adesso sono oltre 30, e quasi la metà sono solo pulcini.

Ci vuole poco a fare due conti: da un’estate all’altra quasi raddoppiano, e diventano una presenza sempre più ingombrante. Ma partiamo dall’inizio. Il primo pavone a Punta Marina è arrivato 12 anni fa, abbandonato da qualcuno di ignoto: solo, maschio, quasi nessuno si era accorto che fosse lì. Poi, due o tre anni fa, qualcuno ha lasciato in paese anche una femmina. E da lì è partito tutto. La nuova famigliola ha ben presto trovato casa, e ha avuto fiuto: si è insediata nel punto più centrale del paese, nell’area verde della vecchia sede dell’Aeronautica militare in disuso, esattamente dietro alla spiaggia da una parte e ai negozi dall’altra.

E dai tetti su cui li si vede perennemente appollaiati i pennuti dalla coda ingioiellata si godono la vista del mare. Qualcuno preferisce il passeggio in paese, ed è presto fatto: a Punta Marina le mamme coi piccolini girano nei marciapiedi, si specchiano nelle auto parcheggiate (e qualche volta beccano anche l’immagine riflessa, per la gioia dei proprietari) e attraversano la strada in fila indiana. L’idillio, però, ha un prezzo, e qualcuno lo ha dovuto pagare più di tanti altri.

Diversi residenti si sono ritrovati con l’acqua in casa o nel box in garage perché i pavoni, stando sul tetto, hanno spostato i coppi. In alcuni casi sono arrivati anche a beccare la coibentazione del tetto, costringendo il proprietario a costose opere di riparazione. Per non parlare del pericolo di incidenti in strada o delle graditissime sveglie alle prime luci dell’alba, quando gli animali salutano il sole con richiami che buttano letteralmente giù dal letto i vicini. Con l’espandersi della colonia sono aumentate anche le lamentele, tanto che il Comune, pur non essendo l’ente preposto a occuparsene, ha deciso di intervenire.

In accordo con i carabinieri forestali è stato stabilito che effettivamente oltre 30 pavoni per un paese sono troppi: troppi i disagi, troppi i danni. Così, durante una riunione, è stato comunicato che l’intenzione è quella di catturarli senza far loro del male e portarli in luoghi più consoni sul territorio: agriturismi, spazi verdi. Per questo si stanno cercando realtà in grado di catturare gli animali e poi naturalmente di ospitarli.

E così, mentre i pavoni continuano ignari la loro vacanza perenne con passeggiate e vista mare, i residenti sono spaccati. Da un lato c’è chi, come la titolare del ristorante accanto alla colonia, non esita a definirli "un disastro: troppi danni. Quattro o cinque vanno bene, trenta no perché sono troppi".

Dall’altro ci sono residenti che ci si sono affezionati e che vorrebbero renderli una caratteristica del paese: su Facebook qualcuno propone scherzosamente di cambiare nome al paese in ‘Punta ai Pavoni Terme’, e tanti altri chiedono di istituire una ‘Sagra del Pavone’ dove, ovviamente, i pennuti siano guest star e non specialità culinarie.

Del resto ai turisti piacciono, e sono i protagonisti di tanti scatti rubati in giro per la frazione. Chissà come andrà a finire: essere il ‘paese dei pavoni’ ha un prezzo.