Giovedì 18 Aprile 2024

Tragedia a Natale, madre ammazza il figlio con nove coltellate

San Severino, l'omicida è Debora Calamai, di origini fiorentine. Ha ucciso il piccolo Simone Forconi, 13 anni, colpendolo al cuore L'AGGIORNAMENTO "L'ho ucciso perché volevano portarmelo via"

Simone Forconi

Simone Forconi

San Severino (Macerata), 24 dicembre 2014 - Stavano trascorrendo insieme la notte della vigilia di Natale.  Lei, Debora Calamai,  38 anni, di origini fiorentine, e il figlio Simone Forconi, 13 anni. Sotto l'albero per il piccolo c'erano le costruzioni lego. Dalla gioia alla tragedia in pochi minuti. Impossibile capire cosa sia scattato nella mente della donna,  che improvvisamente ha afferrato un coltello e ha cominciato a colpire ripetutamente il bambino.  Nove fendenti alla schiena, alle braccia, prima di quello fatale al cuore.

Lui probabilmente ha tentato di scappare e lei lo ha inseguito per tutta casa. Il suo corpo era sul pianerottolo, di fronte alla porta di casa, al primo piano della palazzina di via Padre Zampa al civico 40, dove mamma e bimbo vivevano dopo la separazione di lei dal marito e padre del piccolo Enrico Forconi. Quest'ultimo prima della cena era stato a passeggio in centro con l'ormai ex moglie, con Simone, e con i genitori, Gianmarco Forconi e Tamara. Poi aveva lasciato Debora e Simone con la promessa che si sarebbero rivisti dopo la cena. Due poi sono stale le telefonate tra Simone e la casa dei nonni, dove a trascorrere il Natale c'era anche il padre Enrico. Nella seconda in particolare Simone avrebbe detto: «Papà sto facendo le costruzioni, sono grandi e belle, finamole insieme».

E poi avrebbe chiesto al padre di andarlo a prendere. Secondo la prima ipotesi degli inquirenti potrebbe essere stata questa la molla che ha innescato la follia di Debora, che avrebbe perso la testa di fronte alla volontà del figlio di tornare dal papà. «Ho tardato appena cinque minuti - racconta il padre - quando sono arrivato c'era già il 118». L' avevano chiamato i vicini che avevano sentito Debora urlare. I soccorritori hanno provato a rianimare il piccolo, ma per lui non c'è stato niente da fare. Debora Calamai poco dopo è stata portata in caserma in stato di choc. Nella palazzina della tragedia anche i carabinieri del reparto scientifico, insieme ai colleghi della territoriale e dei reparti operativi.  Simone frequentava la terza media dell'istituto Tacchi Venturi. Era in affidamento congiunto e, secondo quanto emerso, il padre aveva chiesto l'affidamento esclusivo.

In merito a questo aspetto, spunta peraltro la testimonianza di una vicina di casa dei nonni paterni, che testimonia il clima di tensione legato proprio all'affidamento del bambino. «Ieri mattina - racconta la donna - Debora è arrivata in macchina e ha cominicato a urlare contro il marito, gli diceva "almeno fammelo vedere" altrimenti chiamo i carabinieri. Enrico poi gli ha risposto "i carabinieri li ho chiamati io, sanno già tutto". A quel punto Debora se ne è andata». Sia i vicini che i parenti sottolineano i problemi e le fraglità della donna che si erano aggravati negli ultimi giorni, durante i quali il bambino, che sarebbe dovuto stare con lei, in realtà era rimasto quasi sempre con i nonni e con il padre. Debora è stata sentita fino a notte fonda nella caserma di San Severino, e poi trasferita in stato di arresto nel carcere di Camerino.

L'aggiornamento: "L'ho ucciso perché volevano portarmelo via"