Mercoledì 24 Aprile 2024

Sono spariti gli euroscettici: a nessuno conviene più attaccare l'Europa

La campagna elettorale ha provocato l’estinzione degli euroscettici. Nessuno se la prende più con Bruxelles, anzi è partita la gara ad accreditarsi davanti agli osservatori internazionali. Chiunque vincerà le elezioni sa che non potrà risolvere i problemi in modo autarchico

L'editoriale di Agnese Pini

L'editoriale di Agnese Pini

La campagna d'agosto ha decretato l'estinzione dal panorama elettorale degli euroscettici. Prendersela con Bruxelles non è più una buona idea.

In questa faticosa campagna d’agosto, possiamo almeno decretare l’estinzione dal panorama elettorale di una precisa specie politica: quella degli euroscettici. Ricorderete: nel 2018 l’onda dell’euroscetticismo assicurò, con la grancassa delle feroci critiche alle regole Ue, la vittoria dei 5 Stelle. Erano anni in cui la declinazione preferita del populismo in ascesa prevedeva di prendersela con l’Unione matrigna, e professarsi europeisti comportava l’essere associati alle ombre della finanza globale, ai poteri forti, alle scie chimiche. Ebbene, con una pandemia e una guerra in corso, coi soldi del Pnrr in arrivo e il disastro del gas, prendersela con Bruxelles non è più una buona idea. Così stiamo assistendo a un fenomeno inedito, coi principali leader impegnati a rendersi credibili (o a mettere in dubbio la credibilità dell’avversario) nei confronti dei nostri partner internazionali.

Sia Meloni sia Letta hanno spostato l’asse dell’attenzione elettorale oltre confine, tra interviste sui principali media di mezzo globo. Una sorta di strabismo politico per cui i front-runner della corsa al voto sono obbligati a giocare una partita doppia: quella interna al Paese e quella esterna. Con quale scopo? Le questioni più calde – guerra in Ucraina, prezzo del gas, finanza internazionale – l’Italia non potrà risolverle con ricette autarchiche. E infatti i partiti non si azzardano a presentarle nei programmi. L’illusione del 2018, quando qualcuno lasciava intendere che l’Italia avrebbe potuto farcela da sola, oggi nessuno la spaccia più. La vera garanzia di Draghi era proprio la solidità con cui presentava il nostro Paese all’estero, e la sua più forte eredità è questa: aver spazzato via anche le ultime tentazioni euroscettiche dalla politica. Di destra e di sinistra. Chiunque vincerà le elezioni sa che il principale punto del programma di governo sarà non far vacillare questa nostra solidità faticosamente acquisita. Nessuno, in caso contrario, avrà gli strumenti per farci uscire dalle secche di una crisi senza precedenti.