Colpito alla testa con un’accetta Lite stradale: chirurgo in fin di vita

L’aggressione davanti all’ospedale. Il medico, 76 anni, si era accorto che un’altra auto aveva tamponato la sua. Ha chiesto spiegazioni ed è stato massacrato. Pregiudicato di 62 anni fermato dopo una fuga durata ore

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di Massimiliano Saggese

e Marianna Vazzana

Gravissimo dopo essere stato aggredito con un’accetta. Almeno due colpi sferrati in una manciata di secondi. Così il chirurgo Giorgio Falcetto, 76 anni, è finito a terra, in una scia di sangue. L’aggressore, pregiudicato italiano di 62 anni, è stato poi fermato dai carabinieri. Un’aggressione brutale dai contorni ancora da chiarire. Sono le 10 di ieri quando nel parcheggio del Policlinico di San Donato, alle porte di Milano, dove Falcetto, in pensione, lavora come libero professionista (così come in altri ospedali e studi privati) appena uscito dopo il turno notturno si trova ad affrontare uno sconosciuto, il 62enne con precedenti che poi spiegherà ai carabinieri di essere andato in ospedale "perché non mi sentivo bene", ma non risulta un suo accesso al triage, e di aver conosciuto il medico in passato per "cure pregresse" (di cui però non c’è traccia). Avrebbe quindi lamentato "l’inefficacia" di queste presunte terapie per poi salire in auto, un’Alfa Romeo 147 blu, e tamponare in retromarcia quella del chirurgo, una Chevrolet Aver bordeaux che era parcheggiata vicino all’ingresso carraio del pronto soccorso riservato al passaggio delle ambulanze e all’accesso pedonale.

"Non l’ho fatto apposta", si è poi giustificato con i carabinieri. Quando Falcetto, che indossava ancora il camice, i pantaloni e calzari del pronto soccorso, ha reagito per il danno alla sua macchina, l’aggressore ha preso un’accetta che aveva in macchina e lo ha colpito alla testa almeno due volte per poi scappare imboccando l’unica via di fuga, via Leopardi.

Il medico è stato subito soccorso e trasportato d’urgenza al San Raffaele dove è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico durato ore. Ricoverato in terapia intensiva in prognosi riservata, lotta tra la vita e la morte. Nelle stesse ore, la caccia al suo aggressore da parte dei carabinieri. Un aiuto è giunto da alcuni operai di un cantiere per la posa della fibra che si trova all’esterno dell’ingresso del pronto soccorso, che hanno annotato il numero della targa del fuggitivo.

La ricerca ha portato a Rozzano, nell’hinterland milanese non lontano dal luogo dell’aggressione, nella palazzina popolare dove vive il 62enne. Ma a casa non c’era nessuno. Nel mentre è stata individuata anche l’Alfa Romeo, sempre a Rozzano, distante dall’abitazione dell’uomo. I militari appostati lo hanno braccato non appena lo hanno visto avvicinarsi alla macchina. "Stavo per andare a costituirmi", avrebbe detto. Immediatamente è stato accompagnato in caserma.

L’uomo ha ammesso di essere l’aggressore e ha raccontato in maniera confusa quanto accaduto. La ricostruzione dei fatti è ancora in corso di accertamento. L’uomo è stato sottoposto a fermo di polizia giduiziaria dai Carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese ed è stato condotto al carcere di San Vittore. Nel corso della perquisizione a casa dell’aggressore, in una cantina, i Carabinieri hanno trovato l’accetta, l’arma del delitto.