"Colpevole dei tre omicidi" Il verdetto spagnolo su Igor

Il giudice ora dovrà decidere la condanna. I parenti delle vittime in Emilia. "Non dovrebbe esistere"

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di Nicola Bianchi

Colpevole anche in Spagna. Per la carneficina di Teruel dove freddò l’allevatore José Luis Iranzo e gli agenti della Guardia Civil Victor Romero e Victor Jesús Caballero. Diciassette colpi usciti dalle bocche di due pistole. "Non ho nulla da perdere", ha sputato fuori lui, Norbert Feher, tristemente conosciuto come Igor il russo, il freddo killer, "la macchina da guerra" che uccise Davide Fabbri alla Riccardina di Budrio e, sette giorni più tardi, Valerio Verri, guardia volontaria di Portomaggiore (Ferrara). La colpevolezza di Feher è stata dichiarata dalla giuria popolare con voto unanime. Per l’assassinio degli agenti, il voto a favore della dichiarazione di colpevolezza è stato espresso da sette dei nove membri. Pubblica accusa e parti civili hanno chiesto il massimo della pena possibile in Spagna, dove non è previsto l’ergastolo: ora un giudice emetterà la sentenza. L’imputato aveva ammesso l’omicidio di Iranzo, dichiarando invece che sparò a Romero e Caballero per legittima difesa. Era il 15 dicembre 2017, poche ore più tardi fu arrestato dopo una clamorosa caccia all’uomo proseguita (invano) in Italia per otto mesi.

Attualmente sta scontando 21 anni per il duplice tentato omicidio commesso sempre a Teruel 10 giorni prima. Condanne che non hanno però placato la sua violenza, generata dai "traumi dei bombordamenti in Serbia", capace pochi giorni fa di mandare all’ospedale cinque secondini spagnoli, aggrediti con due piastrelle del bagno, e presentarsi davanti ai giudici così: "Se avevo l’ansia quando sparai agli agenti e a Iranzo? No, l’ansia è la malattia dei deboli".

Un ex ladro di polli, – così venne definito prima delle mattanze – riuscito a sfuggire ad un intero Stato, l’Italia, che con oltre mille dei suoi migliori uomini, dopo gli assassini di Fabbri e Verri, non riuscì a catturarlo. Fuggì in Spagna, in bici e grazie a qualche amico che Igor mai tradirà. "Lo vorrei morto – dice la vedova Fabbri, Maria Sirica –, invece è vivo e vegeto e chi non c’è più è Davide. Per colpa di uno Stato che lo ha scarcerato e non lo ha espulso". La donna è pronta a depositare la richiesta danni contro le istituzioni "incapaci di proteggere mio marito". Intanto nel piccolo bar di Budrio, sussurra, "cerchiamo di non parlare più di lui. Cosa spero? Che resti in carcere a vita, ma in Spagna perché là viene fatta giustizia".