L'11 settembre, Colombo, Napoleone. Quando una data riscrive la Storia

Oggi si celebrano i 20 anni dall’attentato di New York, uno degli eventi che ha cambiato l’umanità. Ma non è l’unico

Le Torri Gemelle in un'immagine dell'11 settembre 2001

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L’America si ferma oggi per ricordare i 20 anni dal giorno più nero della sua storia, l’11 settembre, quando gli aerei dirottati dai terroristi si schiantarono sulle Twin Towers. I morti furono 2.977. L’allerta terrorismo è alta e la Grande Mela è blindata: il timore è che la tragica data continui a ispirare gruppi terroristici di varia matrice o lupi solitari, anche alla luce del recente ritiro dall’Afghanistan.

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di ROBERTO GIARDINA

Crollano le Torri gemelle a New York, e il mondo non fu più come prima. L’11 settembre 2001 è una data spartiacque, tra il prima e il dopo una frattura della storia. Sono poche quelle che si imprimono sull’umanità intera.

I grattacieli che sprofondano in una nuvola immensa furono visti in diretta da milioni di persone in ogni continente, e da miliardi dopo. Hanno avuto un contraccolpo in Europa, in Oriente, con guerre e attentati, vendette. L’ultimo atto, forse, pochi giorni fa a Kabul.

Per la prima volta, gli Stati Uniti furono colpiti in casa, e reagirono come una belva ferita. La prima potenza mondiale era vulnerabile, e ciascuno di noi si sentì, si sente, più esposto. Da allora nessuno è sicuro.

La data fatidica doveva essere il Capodanno del Duemila, si entrava nel nuovo millennio, e ci sentimmo privilegiati per essere partecipi di un avvenimento rarissimo. Come nell’Anno Mille, quando gli esseri umani erano convinti che il mondo sarebbe finito, ci inventammo un terrore, un’apocalisse tecnologica.

I computer non avrebbero letto la nuova data, si sarebbero fermati, e saremmo rimasti senza luce, senza energia. Non avvenne nulla. E quella data non riguardava l’umanità, ebrei o musulmani seguono un loro calendario. Il Duemila non avvenne per loro. L’Apocalisse avvenne in ritardo, un anno e nove mesi dopo a New York.

Il Muro di Berlino cadde la sera del nove novembre dell’89, finì la guerra fredda e la divisione del mondo. Ma del nostro.

Quanti eravamo poco più di trent’anni fa? Sette miliardi, forse. Ebbene, due o tre miliardi di esseri umani non sapevano neanche dell’esistenza di un muro nel cuore di una metropoli europea. E, se ne erano al corrente, non gli importava. Avevano ben altri problemi.

Lo storico nippo-americano Francis Fukuyama scrisse che era la fine della storia. Un ingenuo. I Paesi dell’Europa orientale ripiombarono nel passato, al momento in cui furono schiacciati dalla dittatura. Cominciò una nuova storia, altre guerre, altri disastri.

Si parla del prima e dopo della scoperta dell’America, ma è una data posticcia fissata in seguito. In quel 1492, neanche Cristoforo Colombo si rese conto di aver compiuto una storica impresa. Cominciò a cambiare solo il nostro piccolo mondo.

È una data fatidica il 18 giugno del 1815? Napoleone viene sconfitto a Waterloo, finisce un’era di battaglie, vent’anni che hanno insanguinato l’Europa con milioni di morti. Cominciò un nuovo tempo di pace, che doveva essere secolare, regolato dal Congresso di Vienna, e durò poco più di trent’anni.

Alcune date che consideriamo epocali in realtà svaniscono con gli anni, ricordate solo nei libri di storia.

Lo è il primo settembre del ’39? Le divisioni naziste invadono la Polonia e inizia la Seconda guerra mondiale. La Shoah è un orrore senza precedenti, lo sterminio di sei milioni di ebrei riguarda noi tutti. Non solo la Germania nazista, ma non ha una data precisa di fine e inizio.

La data fatidica dell’ultima guerra è il 6 agosto del 1945, gli americani sganciano la bomba atomica su Hiroshima. Una città svanisce in un fungo mortale, che continuerà mietere vittime per anni. È iniziata l’era nucleare, e tutto il mondo comincia a vivere nella paura.

Altra data, 41 anni dopo, il 26 aprile dell’86: esplode la centrale di Chernobyl. Neanche l’energia nucleare pacifica è sicura. E scopriamo che il mondo è piccolo. In linea d’aria Chernobyl è vicina alle nostre case.

Difficile trovare una data fatidica che non sia legata a guerre e sciagure. Il 21 luglio del ’69, Neil Armstrong compie i primi passi sulla Luna. Abbiamo compiuto un’impresa creduta impossibile, una fantasia alla Jules Verne. Un primo passo visto dall’umanità.

Ha cambiato le nostre vite? Non come si sperava, anche se la tecnologia per quel volo nello spazio è alla base anche di gadget dall’uso quotidiano, computer e cellulari. Ma è la data di un sogno diventato realtà, e ha unito quel giorno noi tutti esseri umani.