Giovedì 25 Aprile 2024

Clima, l'allarme Onu: il riscaldamento globale aumenterà fame e migrazioni

Le previsioni contenute nel rapporto Ipcc: rischio molto alto di desertificazione, incendi, calo della produzione di cibo, anche se venisse rispettato l'accordo di Parigi

Presidio Greenpeace a Ginevra (LaPresse)

Presidio Greenpeace a Ginevra (LaPresse)

Ginevra, 8 agosto 2019 - Il riscaldamento globale non perdonerà. Farà aumentare la siccità e le piogge estreme, comprometterà la produzione agricola. Saranno soprattutto Africa e Asia a pagarne le conseguenze, con guerre e migrazioni. Ma gli effetti si sentiranno in tutto il mondo. Da noi, nel Mediterraneo, desertificazione e incendi saranno sempre più probabili. Non è uno scenario fantascientifico ma una previsione basata su dati e messa nero su bianco nel rapporto del comitato scientifico dell'Onu sul clima, l'Ippc (Intergovernmental Panel on Climate Change), presentato oggi a Ginevra. Sessantasei ricercatori, tra cui anche l'italiana Angela Morelli, hanno studiato la relazione tra territorio e 'climate change'. "Il nostro uso del suolo è insostenibile e contribuisce ai cambiamenti climatici", sintetizza la commissione. 

L'accordo di Parigi non basta 

Nel documento si evidenzia che, anche se venisse rispettato l'obiettivo più ambizioso dell'Accordo di Parigi sul clima del 2015 - ovvero un aumento della temperatura di 1,5 gradi dai livelli preindustriali - il pericolo di scarsità d'acqua, incendi, degrado del permafrost e instabilità nella fornitura di cibo, resterebbe comunque "alto". Il livello di rischio diventerebbe invece "molto alto", con un incremento di 2 gradi (target minimo della conferenza di Parigi). 

Le ondate di calore sono destinate a crescere nel 21esimo secondo. La frequenza, l'intensità e la durata degli eventi - prevede lo studio - aumenteranno soprattutto nel Mediterraneo e nell'Africa del Sud. Lo stesso succederà con i fenomeni meteorologici estremi legate alla bassa pressione. 

Tutto questo avrà conseguenze sulle forniture alimentari: la produzione calerà e con l'aumento dei livelli di anidride carbonica, potranno abbassarsi le qualità nutritive dei raccolti. Evidenti sono i rischi economici, con ripercussioni sul tenore di vita della popolazioni. In ultima analisi, i cambiamenti climatici alimenteranno i conflitti e le migrazioni sia all'interno dei paesi che fra un paese e l'altro. 

Cambiamenti climatici, quali soluzioni 

In questo contesto cosa è possibile fare? E' essenziale ripensare l'uso della terra e le nostre abitudini alimentari, avverte il rapporto Onu. Nel rapporto di Ginevra, gli esperti del clima delle Nazioni Unite promuovono azioni "a breve termine" contro il degrado del suolo, i rifiuti alimentari o le emissioni di gas a effetto serra nel settore agricolo. 

Serve favorire la produzione sostenibile di cibo, la gestione sostenibile delle foreste, la gestione del carbonio organico nel suolo, la conservazione degli ecosistemi, il ripristino del territorio, la riduzione della deforestazione e del degrado, la riduzione della perdita e dello spreco di cibo.

Alcuni strumenti sono immediatamente efficaci, sottolinea il Comitato dell'Onu, ed è su questi che è necessario fare leva: in primis la tutela degli ecosistemi che catturano grandi quantità di carbonio, come le paludi, le zone umide, i pascoli, le mangrovie e le foreste. Questo perché piante e alberi catturano l'anidride carbonica che poi resta imprigionata nel terreno (il cosiddetto carbonio organico nel suolo). Misure di lungo periodo sono la forestazione e riforestazione, il ripristino di ecosistemi ad alta cattura di carbonio, le attività agroforestali, il ripristino dei suoli degradati.