Giovedì 25 Aprile 2024

Clima, il pianeta non può attendereTante promesse, ma pochi fatti Gas serra e temperature in aumento

Crescono le emissioni inquinanti, ma gli impegni presi dai Paesi rimangono su base volontaria. Tra le aree più sensibili ci sono l’Artico e il Mediterraneo. l’Italia archivia un anno di caldo record

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Anche nel 2023 la strada verso la soluzione della crisi climatica resta in salita. Le emissioni di gas serra – che causano il riscaldamento del clima – sono e restano in aumento. Dai 6 milioni di tonnellate emesse nel 1950 si è passati ai 22 milioni del 1990 e ai 33.8 (stima IEA) del 2022. Un disastro, considerando che dal 1995 si svolgono conferenze annuali sul clima, arrivate alla 27° edizione a Sharm el Sheik, lo scorso novembre, con risultati inadeguati. L’obiettivo di contenere entro i due gradi le emissioni – fissato alla conferenza di Parigi del 2016 – è ancora possibile ma a rischio e quello di cercare di non superare gli 1.5 gradi è sostanzialmente fallito, visto che il riscaldamento (Fonte WMO) è oggi già di 1.15°.

IL PUNTO A DUBAI

I Paesi promettono molto ma concretizzano – Ue e pochi altri – poco. Secondo l’Unep, l’agenzia per l’ambiente dell’Onu, a politiche attuali il riscaldamento a fine secolo sarebbe di 2.8 gradi mentre l’implementazione degli attuali impegni ridurrebbe il riscaldamento solo fino a 2.42.6°. Serve molto di più. Alla COP 28 di Dubai, prevista a dicembre 2023 i paesi faranno il ‘global stocktacke’, cioè la revisione degli impegni (volontari) presi e l’immagine che ne seguirà sarà che non abbiamo fatto abbastanza, cosa che già oggi sappiamo. Seguiranno solenni promesse e qualche annuncio di taglio alle emissioni, tagli però sempre volontari e quindi strutturalmente inadeguati.

GAS SERRA IN AUMENTO

Se questo è il quadro, dobbiamo attenderci che le emissioni e le concentrazioni in atmosfera dei gas serra continueranno ad aumentare e così la temperatura. Secondo il Met Office britannico la temperatura media globale per il 2023 è prevista tra 1.08 e 1.32°, con una stima centrale di 1.20° al di sopra del periodo preindustriale. La temperatura degli ultimi tre anni è stata influenzata e parzialmente contenuta dall’effetto di una prolungata ‘la Nina’, corrente fredda del Pacifico che influenza l’intero emisfero. Attorno alla primavera ‘la Nina’ è prevista esaurirsi e questo probabilmente porterà il 2023 ad essere più caldo del 2022. Secondo il Met office il 2023 sarà il 10° anno consecutivo a 1° sopra i livelli preindustriali. Non si raggiungeranno probabilmente i livelli del 2016 (anno della corrente calda ‘El Nino’, opposta alla ‘Nina’) quando si toccarono gli 1.28 gradi, ma dai 1.15 (stima WMO) del 2022 (‘solo’ quinto o sesto nella graduatoria degli anni più caldi) si salirà a 2.20°, diventando il quarto anno più caldo (dopo il citato 2016, il 2020 e il 2019).

ALLARME HOT SPOTS

Ovviamente il riscaldamento è diverso nelle diverse aree del pianeta. Negli hot spots, le aree più sensibili (ad esempio l’Artico) è molto maggiore, e più alto è anche nel Mediterraneo. E in primis in Italia dove, secondo le stime dell’Isac-Cnr, il 2022 è l’anno più caldo mai misurato. Rispetto alle medie 1990-2021 (che sono già più alte rispetto all’epoca preindustriale) le temperature medie sono cresciute di di 0.98° (con picchi di 1.28° nel nord Italia) mentre le temperature massime sono salite di ben 1.28°, con picco di 1.63° nel nord Italia e di 1.38° nel centro Italia. Pesante anche l’effetto sulle precipitazioni, che in Italia si sono ridotte nel 2022 del 30%, con picco del 42% al nord. Tutto ampiamente previsto dai rapporti dell’IPCC, che a marzo 2023 pubblicherà il suo rapporto di sintesi del 6° rapporto. Una summa della migliore scienza climatica che dovrebbe convincere i politici ad azioni serie di taglio delle emissioni. Dovrebbe. Ma probabilmente scorrerà come acqua fresca.