Clima, domande e risposte. Invasione di insetti, allarme malattie tropicali

Nubifragi, trombe d’aria, grandinate da record: è boom di eventi estremi Crollo di coltivazioni di mais e frumento. Campi agricoli, valore in picchiata

Agricoltura, foto generica

Agricoltura, foto generica

L’aumento di temperatura ha portato ad un anticipo di alcune settimane della fioritura e delle date di raccolta di molte specie di frutta e di verdura. Questo è solo apparentemente positivo perché espone molte specie al rischio di gelate, grandinate o piogge intese, che possono danneggiare o anche far perdere l’intero raccolto. "Il caldo anomalo di quest’inverno primaverile – denuncia Coldiretti – sta stravolgendo i ritmi della natura e a pagarne il conto sarà innanzitutto l’agricoltura.". E il futuro atteso non è roseo. "Secondo le proiezioni – scrive l’Agenzia ambientale europea in un rapporto del 2019 – in Europa meridionale la produttività delle colture non irrigue come il mais, il frumento e la barbabietola dovrebbe diminuire fino al 50% entro il 2050 e il valore dei terreni agricoli scenderà in alcune zone dell’80%. L’aumento di temperatura e il crescente rischio siccità dovrebbero impattare negativamente la produzione zootecnica". Il cambiamenti climatico possono anche modificare la distribuzione sul territorio della vegetazione e favorire specie aliene, sia animali che vegetali

2 - Rischiamo un'invasione di insetti?

I cambiamenti climatici creano condizioni favorevoli per la diffusione di insetti tropicali. L’Halymorpha halys, meglio conosciuta come cimice asiatica o cimice cinese, si è diffusa in tutto il Nord Italia e nel 2019 ha causato a 48 mila aziende agricole danni per 650 milioni di euro. Colpite le coltivazioni di alberi da frutto e ortaggi. E non c’è solo la cimice. Gli insetti alieni spaziano dalla Drosophila Suzukii dei frutti rossi all’Aleurocanthus spiniferus che attacca agrumi e vite, dalla Xylella che ha fatto seccare 21 milioni di ulivi al punteruolo rosso che ha fatto strage di decine di migliaia di palme. 

3 - Aumenta il pericolo di malattie?

«Il cambiamento climatico – è scritto nel piano nazionale clima del 2017 – ha effetti negativi sulla salute. Particolarmente vulnerabili anziani, bambini e malati cronici, con incidenza sulle malattie cardio-respiratorie». «La mutazione delle condizioni climatiche favorisce la diffusione in aree temperate di insetti vettori di malattie originarie dei tropici. Aumenta il rischio di malattie debellate in passato, come la malaria» o l’arrivo, già avvenuto,dei virus di Chikungunya, Dengue e Zika.

4 - Mari sempre più caldi, quali conseguenze?

«Tra il 2021 e il 2050 – dice il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici – si ipotizza un aumento della temperatura del mare, rispetto al trentennio 1981-2010, tra 1 e 2 gradi, un aumento dell’acidificazione e una stratificazione più marcata delle masse d’acqua con il possibile instaurarsi di condizioni di anossia. Le simulazioni indicano anche un aumento significativo, tra i 7 e 9 centimetri, del livello del mare», che via via crescerà di parecchie decine di centimetri a fine secolo. Mari più caldi e più acidificati sconteranno una riduzione della produttività, con riduzione della pesca e colonizzazione di specie aliene.

5 - Bombe d'acqua sempre più frequenti?

Un aumento degli eventi meteo estremi è previsto dagli scienziati dell’IPCC. E sta già verificandosi. Secondo l’European Severe Wheather Database, gli eventi meteo estremi (valanghe escluse) sono stati in Italia nel 2019 ben 1.649 e sono in crescita da anni. Nel 2018 erano stati 1.026, nel 2017 erano 600, nel 2016 erano stati 531 ed erano 363 nel 2010. Le forti grandinate sono state lo scorso anno 511 a fronte di 187 nel 2018 e 46 nel 2009. Le piogge intense sono state 423 nel 219, 295 nel 2018 ed erano state ’solo’ 149 nel 2009. Trombe d’aria e forti tempeste di vento sono passati dalle 134 dei 2009 a 494 nel 2018 a 686 nel 2019. Oltre ai danni diretti alle infrastrutture e agli edifici, gli eventi estremi hanno un effetto sul dissesto idrogeologico. «i cambiamenti climatici – scrive il Piano nazionale di adattamento – possono rappresentare un sostanziale aggravio delle condizioni di rischio corrente nei bacini di estensione minore. Possono comportare una variazione di frequenza dei fenomeni di dissesto idraulico, dei fenomeni franosi superficiali e profondi».