Chi è Claudio Campiti, il killer di Roma. La morte del figlio e quelle frasi sul blog

Scriveva: al buio si spara meglio. Era già stato denunciato per minacce, nei post ossessioni e risentimento

Roma, 11 dicembre 2022 - Claudio Campiti, 57 anni, l'uomo fermato per la strage alla riunione di condominio, dava vita ai suoi fantasmi scrivendo assiduamente su uno dei suoi blog, quello dedicato al Consorzio Valle Verde. "Benvenuti all'inferno", il titolo di un post datato novembre dell'anno scorso. 

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Come è scaturita la strage

"Benvenuti all'inferno"

"Qui con il codice penale lo Stato ci va al cesso, denunciare è tempo perso, sò tutti ladri", scriveva Campiti, che era già stato denunciato più volte per le minacce contro il Consorzio. 

"Al buio si spara meglio"

Il post, del 2 novembre 2021, è un lunghissimo elenco di accuse agli altri consorziati, riferimenti a presunte "mafie" e passaggi inquietanti come "mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità". Nel post si fa riferimento più volte a minacce di "schioppettate" per chi non rispetta le regole del comprensorio che gli sarebbero state rivolte da personaggi - Campiti fa nomi e cognomi - riferibili al Consorzio. Il senso generale del post sembra essere una sorta di lungo atto d’accusa nei confronti della gestione del Valleverde, definito più volte una "associazione a delinquere".

La morte del figlio

Campiti aveva perso un figlio 14enne in un incidente in slittino nel 2012 a Sesto, in provincia di Bolzano. Il tribunale aveva condannato un maestro di sci e due responsabili del centro sciistico nel 2016. Nel 2017 la Corte d’appello aveva confermato la sentenza e il risarcimento di 240mila euro per la famiglia. Nelle zone del reatino dove Campiti risiedeva la storia era nota, e c’è chi aveva notato nell’uomo, da quell’episodio in poi, un cambio di atteggiamento e carattere.

Inquilino moroso

E sempre il post del 2 novembre 2021 spiega la sua condizione di moroso. "Se non paghi le rate consortili a vita ti fanno scrivere dal loro avvocato di fiducia che partecipa anche alle riunioni (...) Ti scrivono per avvertirti che hanno cominciato le pratiche per espropriarti della tua proprietà (...) Anche il tribunale ci guadagna con le proprietà messe all’asta. Ma se non rompi i coglioni come fa il Campiti (scritto in stampatello nel testo) e dici che sei un morto di fame e non hai soldi tranquillo ti segnano che hai un debito ma nessun procedimento giudiziario ti verrò fatto, a loro più dei tuoi soldi interessa la tua complicità ricattandoti! Già dicono: al Campiti la casa gliela leviamo". L’uomo appare esasperato dalle regole interne del Consorzio, comprese quelle per uniformare i lavori edilizi: "Sembra un campo di concentramento". 

Il sindaco: viveva sotto i livelli minimi

Campiti "viveva in condizioni sotto i livelli minimi. So che il Comune in passato gli aveva anche dato un contributo per sopperire alle sue carenze economiche e realizzare l’allaccio alla fognatura, ma i lavori non sono mai stati realizzati, per cui il Comune ha richiesto indietro i soldi". Ad affermarlo all’Ansa è il sindaco di Ascrea Riccardo Nini. Ascrea, assieme a Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti, sono i due Comuni su cui insiste il consorzio Valle Verde legato alla strage di stamattina. Nini, che è in carica da circa un anno, spiega di non aver mai visto né parlato con Campiti personalmente "ma chi lavora negli uffici comunali mi dice che era una persona educata e cordiale, salvo con i condomini a quanto leggo dal blog". "Perché non completò mai i lavori? A quanto leggo sempre dal blog lui dice per mancato reperimento di tecnici".