Giovanni Bogani Erano anni di grandi entusiasmi. Gli anni del mio liceo, a Milano. Grandi speranze di rivoluzione: volevamo cambiare il mondo, volevamo impadronirci del mondo. E allora noi studenti del liceo scientifico ‘Luigi Cremona’ di Milano pensammo che avremmo fatto noi, qualche anno dopo, il futuro governo". E quindi, che cosa faceste? "Ci dividemmo i ministeri: alla maturità, ci dicemmo che ognuno di noi sarebbe stato, anni dopo, ministro. Chi ministro della cultura, chi dell’economia… Mettemmo tutti i ‘ministeri’ in un cappello, ed ognuno estrasse il suo. A me toccò il ministero dell’Agricoltura. E così, fedele al progetto politico della nostra classe, mi iscrissi ad Agraria. Anche se io amavo già il teatro". Il teatro, poi, si prese presto il posto che doveva avere, nella vita di Claudio Bisio. Che al BCT, festival del cinema e della televisione di Benevento, ha ricevuto il Premio alla carriera. Abbandonò presto il suo futuro da agronomo per il sogno del teatro… "Mi iscrissi alla scuola del Piccolo, quello di Paolo Grassi e di Strehler. Ma, con un gesto che sembrava quasi un sacrilegio, la sera andavo al Derby, e facevo cabaret con Antonio Catania. La mattina Shakespeare, e la notte a cercare di far ridere!". Poco dopo, lei diventava uno degli attori-feticcio dei primi film di Gabriele Salvatores. Come vi incontraste? "Ho avuto una fortuna enorme. Al saggio finale del ‘Piccolo’, feci ‘The Rocky Horror Picture Show’, in cui cantavo e ballavo. Quella sera, nel pubblico, c’era Gabriele Salvatores che stava cercando attori capaci di cantare e ballare. Allora, non c’era da noi questa concezione ‘all’americana’, per cui gli attori devono sapere ballare e cantare. Così mi ritrovai con Salvatores. Dieci anni con lui al teatro dell’Elfo, e poi i film". Finì anche in classifica con "Rapput", il singolo più ascoltato dell’inizio degli anni ’90. Nel ...
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