Mercoledì 24 Aprile 2024

Claudio Bisio "Il trionfo agli Oscar? Lo vidi in tv dal Chiapas Quando superai Jacko"

"Salvatores andò a Los Angeles per “Mediterraneo“ senza speranza. Giravamo “Puerto Escondido“ e da turisti andammo nella Selva Lacandona. Con Rapput io e Rocco Tanica battemmo anche Michael Jackson"

Giovanni

Bogani

Erano anni di grandi entusiasmi. Gli anni del mio liceo, a Milano. Grandi speranze di rivoluzione: volevamo cambiare il mondo, volevamo impadronirci del mondo. E allora noi studenti del liceo scientifico ‘Luigi Cremona’ di Milano pensammo che avremmo fatto noi, qualche anno dopo, il futuro governo".

E quindi, che cosa faceste?

"Ci dividemmo i ministeri: alla maturità, ci dicemmo che ognuno di noi sarebbe stato, anni dopo, ministro. Chi ministro della cultura, chi dell’economia… Mettemmo tutti i ‘ministeri’ in un cappello, ed ognuno estrasse il suo. A me toccò il ministero dell’Agricoltura. E così, fedele al progetto politico della nostra classe, mi iscrissi ad Agraria. Anche se io amavo già il teatro".

Il teatro, poi, si prese presto il posto che doveva avere, nella vita di Claudio Bisio. Che al BCT, festival del cinema e della televisione di Benevento, ha ricevuto il Premio alla carriera.

Abbandonò presto il suo futuro da agronomo per il sogno del teatro…

"Mi iscrissi alla scuola del Piccolo, quello di Paolo Grassi e di Strehler. Ma, con un gesto che sembrava quasi un sacrilegio, la sera andavo al Derby, e facevo cabaret con Antonio Catania. La mattina Shakespeare, e la notte a cercare di far ridere!".

Poco dopo, lei diventava uno degli attori-feticcio dei primi film di Gabriele Salvatores. Come vi incontraste?

"Ho avuto una fortuna enorme. Al saggio finale del ‘Piccolo’, feci ‘The Rocky Horror Picture Show’, in cui cantavo e ballavo. Quella sera, nel pubblico, c’era Gabriele Salvatores che stava cercando attori capaci di cantare e ballare. Allora, non c’era da noi questa concezione ‘all’americana’, per cui gli attori devono sapere ballare e cantare. Così mi ritrovai con Salvatores. Dieci anni con lui al teatro dell’Elfo, e poi i film".

Finì anche in classifica con "Rapput", il singolo più ascoltato dell’inizio degli anni ’90. Nel 1991 fu prima in classifica, battendo anche Michael Jackson. Ma come nacque?

"È dedicato a una ragazza che io amavo disperatamente, e che decise di fare le sue vacanze in Grecia con un’amica, con sublime innocente indifferenza. Io, devastato dal dolore, raccontai tutto a Rocco Tanica, un genio, un amico, un musicista grandioso, in quell’estate milanese. E dalla rabbia e dal dolore nacque questa esplosione di parole".

Come si spiegò quel successo?

"Il bello è che alcuni critici trovarono del bello nelle parole un po’ messe a caso, tipo ‘Voglio carezzare nuovi scampoli d’assenza’, oppure ‘Voglio vivere la vita come un alito di vento nell’aurora che inseguita dalla notte già racchiuda le speranze di un domani tutto mio’, che per me erano un modo per prendere in giro la retorica di quelle ragazze. O forse ci trovarono una sorta di poesia disperata, fra il rap e Guccini. Così, una canzone nata per caso davanti a una vodka balzò in testa a tutte le classifiche discografiche".

La Grecia poi entrò nel suo destino. "Mediterraneo" è stato il film che ci ha fatto amare per sempre il vostro gruppo di attori e amici. Ma c’è qualche episodio che non conosciamo, della lavorazione del film? "Beh, quello che successe dopo l’ultimo ciak. L’ultimo giorno di riprese, nell’isola di Kastellorizo, decidemmo di fare una festa, perché durante la lavorazione eravamo stati in grande armonia, fra noi e con la popolazione locale. Alle cinque, finite le riprese, ognuno andò nella sua casetta – non c’erano hotel. Ci ritrovammo tutti insieme verso le nove di sera".

Tutti tranne uno.

"Esatto. Mangiammo, bevemmo, cantammo: eravamo tutti allegri, ubriachi. Non ci accorgemmo che chi più amava stare in compagnia, chi amava le feste più di tutti, Diego Abatantuono, non c’era. Non ci preoccupammo nemmeno di andare a chiamarlo. Alle due di notte, quasi alla fine della festa, appare da lontano un’ombra grande urlante: è Diego, imbestialito, offesissimo, come se gli avessero tolto un giocattolo. Non ce lo ha mai perdonato".

Quando "Mediterraneo" vinse l’Oscar dove era?

"Stavamo girando ‘Puerto Escondido’, in Messico. Gabriele andò a Los Angeles, senza nessuna speranza di vincere, ma andò. Il set si fermò per una settimana. Io, in Messico, affittai un pulmino e ce ne andammo, da turisti, nel Chapas, nella foresta Lacandona. Sono stati i dieci giorni più belli della mia vita. Vedemmo la cerimonia da un televisorino in bianco e nero in mezzo alla foresta, riempito di cahaca, il liquore locale, ed esultai come un matto!".

Con "Zelig" avete raggiunto un pubblico televisivo enorme. Qual è il segreto della trasmissione?

"Il segreto è la qualità dei comici. Facciamo dei casting lunghissimi per trovare talenti comici. E poi ci sono le conduttrici: Michelle Hunziker, ma soprattutto Vanessa…".

Com’è lavorare con Vanessa? "È fantastico quando riesci a sorprenderla. Perché lei ha veramente delle reazioni di stupore, di meraviglia, di sorpresa che funzionano. Così, abbiamo deciso di non spiegarle mai niente prima! Quando Vanessa comincia a ridere, è un regalo. E poi è una persona meravigliosa, generosa, positiva, altruista".