Giovedì 18 Aprile 2024

Civis, assolti Cofferati e Merola. "Non doveva pagare Atc, ma i privati"

La Corte dei conti: «Niente danno erariale da 1,2 milioni»

Una prova del Civis sulle strade cittadine (foto Schicchi)

Una prova del Civis sulle strade cittadine (foto Schicchi)

Bologna, 19 dicembre 2014 - Nessun danno erariale. L’ex sindaco Sergio Cofferati, l’attuale primo cittadino Virginio Merola, e tutti gli assessori della giunta guidata dal ‘Cinese’ dal 2004 al 2009, sono stati assolti dalla Corte dei conti (relatore Marco Pieroni, presidente Luigi Di Murro) nel processo che li vedeva accusati di aver sprecato 1,2 milioni di euro nell’ambito del disastroso progetto Civis. La Procura contabile li aveva infatti citati a giudizio, contestando loro un maxi-danno erariale causato (per l’accusa) dalla delibera dell’ottobre 2004 con cui la giunta, appena insediata dopo la vittoria di Cofferati su Giorgio Guazzaloca, approvò il progetto della metropolitana che però, nella parte ovest della città, da Porta San Felice a Borgo Panigale, andava a sovrapporsi al percorso già deciso del Civis, il tram su gomma a guida ottica. Fu così necessario cambiare una parte della tratta del Civis, che però era già stata progettata dalle aziende vincitrici dell’appalto, Irisbus del gruppo Fiat e il colosso cooperativo Ccc, per un costo di 1,250 milioni euro. Soldi che furono appunto pagati da Atc. E dunque, secondo i pm contabili, sprecati.

SOTTO ACCUSA, oltre a Cofferati e Merola (all’epoca assessore all’Urbanistica), c’erano l’ex vicesindaco Adriana Scaramuzzino, gli ex assessori Angelo Guglielmi, Milli Virgilio, Maurizio Zamboni, Paola Bottoni, Anna Patullo, Silvana Mura, Giuseppe Paruolo e Antonio Amorosi, e due dirigenti comunali.

Il collegio dei giudici non ha però sposato la tesi dei pm. Secondo la corte, infatti, quei soldi non li doveva pagare Atc (cioè i contribuenti), ma i concorrenti che si erano aggiudicati l’appalto, ovvero Irisbus e Ccc. Per questo non si configura il danno all’erario, visto che non si trattava (in teoria) di denaro uscito dalle casse pubbliche, ma dalle tasche dei privati. E questo si desume, per i giudici, dall’interpretazione del capitolato d’appalto Civis. Il problema è che, stando alla ricostruzione accusatoria, quei soldi li pagò Atc. Quindi ora bisognerà capire cosa accadrà a livello contrattuale, visto che l’appalto Civis è, come tristemente noto, ancora aperto.

SCRIVONO i giudici nelle 67 pagine di motivazioni depositate ieri: «L’interpretazione secondo cui le spese del progetto del ‘sottostralcio’ (cioè il tracciato poi abolito; ndr ) erano da ritenere poste a carico dell’amministrazione appaltante, non può essere accolta».

Al contrario, va sposato «l’approdo interpretativo secondo cui il progetto esecutivo del sottostralcio viene predisposto a cura e spese di tutti i concorrenti... Sulla base di quanto precede, cade il ‘presupposto’ dell’impianto accusatorio della Procura, dato che la ‘variazione’ del progetto iniziale non poteva determinare il danno da ‘inutile’ esborso di denaro pubblico, proprio perché la spesa per il progetto esecutivo per il sottostralcio non era a carico dell’amministrazione appaltante, bensì dei concorrenti alla gara».

DUNQUE, tutti assolti. Per Cofferati, in realtà, ancora prima dell’assoluzione (che comunque sarebbe arrivata) i giudici hanno dichiarato la prescrizione degli addebiti avendo ricevuto in ritardo la notifica dell’atto d’accusa.

Per il disastro Civis, comunque, oltre al processo penale (in corso) resta in piedi l’altra inchiesta contabile per il filone principale, con un presunto danno erariale da decine di milioni di euro.