Venerdì 19 Aprile 2024

Civati tifa per l’accordo a sinistra "Così almeno voterò qualcosa"

L’ex dem: "Troppi veti incrociati. Io in campo? C’è confusione ma chissà"

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"Siamo ancora al pre-campionato e al calciomercato. C’è un proliferare di liste che sono occasioni elettorali più che formazioni politiche e questo è sintomo di grande spaesamento. La crisi non si è ancora risolta, non si è posata tutta la polvere". Filosofo, saggista, tra i giovani progressisti a Monza con i Ds, poi in Regione con l’Ulivo, quindi deputato Pd fino all’uscita, per dissenso con il governo Renzi, nel 2018, Pippo Civati non è più in Parlamento ma continua a seguire la politica da editore e scrittore. Fondatore di Possibile, oggi vede "andare e venire parlamentari antichi e nuovi, e vede laggiù in fondo arrivare l’estrema destra, mentre la sinistra fa le ore piccole cercando di capire che cosa farà quello meno di sinistra". Tra poco "tutti si butteranno nel ginepraio del Rosatellum" e lui spera ci sia "qualcosa di bello da votare".

A meno di due mesi: è meglio una coalizione larga o uno sguardo lungo?

"Innanzitutto, sul piano elettorale se si vogliono evitare i veti, bisogna evitare i veti. E poi abbiamo un sistema elettorale che non funziona, confonde. Truffaldino. Bisognerebbe proporzionalizzarlo. Concentrarsi su una serie di liste credibili con cui fare una campagna sui problemi veri del Paese. Stare un mese sui nomi è preoccupante".

Oggi il Pd sarebbe pronto a fare posto anche a chi ha idee più radicali e progressiste?

"In questo momento è complicato pensare a una coalizione forte e compatta. Il M5S ha voluto far cadere il Governo evidentemente anche per rompere con il Pd".

Ma Luigi Di Maio...

"Di Maio aveva bisogno di essere al Governo. Lui è disposto a starci a qualsiasi costo politico, altrimenti sparisce".

Occorre, però, fare i conti anche quelli che lei definisce "centristi un po’ roboanti".

"Uno come Calenda vuole allearsi con il centrosinistra, ma poi pone dei veti. E in Azione sono appena entrati Gelmini e Carfagna usciti da FI. Occorre capire se con gli altri si devono soltanto sommare i voti o se si riesce ad aprire una discussione".

Non ha citato Renzi con cui nel 2010 organizzò la prima Leopolda. Cosa è successo?

"Ormai è quello che si è allontanato di più dalle mie idee".

Il centrodestra sembra essere in vantaggio, con Fratelli d’Italia cresciuto ai livelli del Pd. Cosa ne pensa?

"L’ascesa di Giorgia Meloni mi preoccupa molto. Soprattutto su determinati temi, come l’Europa e l’immigrazione".

Mentre come vede il possibile ruolo di Mario Draghi?

"È una riserva della Repubblica, un governo di emergenza che poi diventa un’opzione politica di lungo periodo. Come lo è stato Monti, ma Draghi non è sceso in campo. Nella sua agenda c’era l’idea di un riferimento europeo senza distinguo, di un’autorevolezza di cui la politica ha bisogno e anche la necessità di un rigore nei conti. Queste possono essere le prime pagine dell’agenda, ma il resto ce lo deve mettere la politica".

È disposto a candidarsi?

"C’è ancora troppa confusione a sinistra, ma se posso essere utile non lo escludo. L’importante è poterlo fare senza veti. Tra una settimana deciderò".

Marco Galvani