Città che vai, regola che trovi Primarie a macchia di leopardo

Il segretario non riesce a imporre una linea. Napoli e Torino: tutto in alto mare

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di Ettore Maria Colombo

Il tavolo romano si riunirà oggi, 20 aprile: le primarie si faranno il 20 giugno (on-line per tutti, tranne gli anziani, che voteranno in seggi fisici) con presentazione dei candidati i primi di maggio. Ci saranno l’ex ministro Roberto Gualtieri, che le vincerà perché così ha deciso il Nazareno, più una serie di ‘nanetti’ (Ciani, Zevi, Caudo, etc.), ma non ci sarà Carlo Calenda che ha rotto col Pd. E per le altre città? "Decideranno i territori" ha detto Enrico Letta (nella foto) in modo salomonico. La verità è che, in molti capoluoghi (da Torino fino a Napoli, passando per Rimini) la nomenklatura democrat locale – sindaci uscenti compresi – non ne vuole sapere, di farle, le primarie, preferisce decidere il suo campione nel chiuso di una stanza. Ecco perché Letta, che voleva farle ovunque, ha dovuto capitolare e accettare la mediazione. "Decideranno i territori" vuol dire che saranno ‘primarie a metà’.

A Napoli, per dire, il segretario locale, Marco Sarracino, ieri le escludeva in modo categorico. Eppure gli ‘esterni’ – uno anziano, Antonio Bassolino (ex Pci-Pds-Ds) e uno giovane, Gennaro Migliore (Iv, ma ex Prc) – le chiedono a gran voce. Anche a Torino non si dovrebbero fare: i dem, sotto la Mole, puntano sul capogruppo comunale uscente, Stefano Lo Russo, ma l’uomo è inviso alla sindaca uscente, Chiara Appendino, e dunque ai presunti alleati 5Stelle. Anche a Milano, il sindaco uscente, Beppe Sala, si ricandida, non fa le primarie, non vuole l’M5s. A Trieste il lettiano Francesco Russo va liscio come l’olio: correrà a sindaco benvoluto da tutti.