Circolare vaccini, sì a strategia inglese. E Giorgetti vuol produrre le fiale in Italia

Il ministro della Salute anticipa: serve maggiore flessibilità. Prima dose AstraZeneca a tappeto, richiamo solo dopo 3 mesi

Covid, i vaccini in arrivo in Italia

Covid, i vaccini in arrivo in Italia

Verso il via libera alla strategia inglese per il vaccino AstraZeneca. "Serve introdurre degli elementi di flessibilità all’interno dei piani vaccinali. Questo vuol dire – ha annunciato ieri pomeriggio Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute – non farsi costringere nella rigidità eccessiva, in maniera da favorire sia l’offerta che la domanda di vaccino che in questo momento è forte da parte della popolazione. Posso anticipare l’emanazione di una circolare, quasi pronta, e il ministro, dopo attenta valutazione, darà il suo ok".

La circolare dovrebbe consentire di procedere con la somministrazione dell’AstraZeneca al maggior numero di persone possibile, rinviando a dopo 3 mesi – come un recente studio pubblicato della rivista scientifica Lancet ha validato – la seconda dose, garantendosi una protezione del 76% dopo la prima dose e del 81% dopo la seconda.

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Aggiunta ulteriore flessibilità l’Italia vuole però fortissimamente una produzione nazionale di vaccini che si affianchi a quella – ancora in via di sviluppo e probabilmente disponibile da settembre, se la sperimentazione in corso sarà positiva – di SpallanzaniReithera. Il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha convocato giovedì al Mise alle 14.30 il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi "per un primo confronto sulla possibilità di produrre in Italia il vaccino anti Covid". Sempre giovedì prossimo il ministro parteciperà, in corso della mattinata, al Consiglio Informale UE per la Competitività nel quale si parlerà anche della task force europea vaccini.

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"Ho avviato una ricognizione tra le aziende affiliate – annuncia Scaccabarozzi – per capire se in Italia sono già presenti aziende che sarebbero in grado di dare una mano nella produzione dei vaccini contro Covid-19. Speriamo di avere dei nomi da condividere con il ministro". "In Italia – prosegue Scaccabarozzi – esistono diverse aziende in grado di fare l’infialamento. Già dalla scorsa estate la Catalent di Anagni ha siglato una intesa con due produttori per infialare. Credo che ne potremo trovare altre. Il problema vero è la produzione del vaccino perché servono delle macchine particolari, i reattori biologici. Per fare un impianto ex novo ci vuole come minimo da un anno a un anno e mezzo, al quale si aggiungono dai quattro ai sei mesi per la produzione del vaccino. Troppo tempo. Quello che possiamo fare è quindi cercare di trovare aziende che abbiano una capacità residua. Ma non è facile". Le aziende candidate sono Reithera e Gsk? "Certo – replica Scaccabarozzi – queste sono delle ipotesi, ma bisogna anche vedere la capacità produttiva che potranno realmente mettere a disposizione. La nostra ricognizione sarà a 360 gradi". Proprio ieri la francese Sanofi ha confermato che produrrà in Francia il vaccino anti-Covid di Johnson & Johnson, così come si sta preparando a fare con il vaccino di Pfizer-BioNTech.

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