Giovedì 18 Aprile 2024

Cipollini, tre anni per stalking Minacce e lesioni all’ex moglie

Sentenza che va oltre la richiesta della procura di due anni e sei mesi. Le lacrime della donna in aula a Lucca. L’imputato, assente, dovrà risarcire lei e il compagno con 85mila euro. Accusato anche di maltrattamenti

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di Teresa Scarcella

L’ex campione di ciclismo Mario Cipollini è stato condannato dal tribunale di Lucca a tre anni di reclusione per maltrattamenti, stalking, lesioni e minacce nei confronti della ex moglie Sabrina Landucci, sorella dell’ex portiere della Fiorentina nonché vice di Allegri, Marco Landucci. Dovrà inoltre pagarle 80mila euro come risarcimento danni, più 5mila euro all’attuale compagno della donna, l’ex calciatore Silvio Giusti, che Cipollini aveva minacciato in più occasioni. Solo due settimane fa l’ex ciclista aveva ricevuto a Pontedera il premio sportivo intitolato a Sandro Mazzinghi, finendo al centro di polemiche legate proprio a questa vicenda giudiziaria.

Adesso la sentenza della giudice Felicia Barbieri, dopo anni di processo che hanno visto alternarsi nelle aule del tribunale di Lucca, in una vera e propria staffetta, amici e parenti di entrambi. Una condanna che inasprisce la richiesta della pm Letizia Cai, che aveva chiesto 2 anni e 6 mesi, calibrando su 2 anni per i reati ai danni di Landucci, assistita dall’avvocato Susanna Campione e altri 6 mesi, invece, per le minacce a Giusti. La lettura del dispositivo è avvenuta, dopo due ore di udienza e una di camera di consiglio, senza l’imputato, assente quasi sempre durante le udienze, ma di fronte alla stessa Sabrina Landucci che, al contrario, non è quasi mai mancata all’appuntamento. Un’aula piena di giornalisti a conferma del forte interesse mediatico suscitato dalla vicenda. "È una sentenza difficile da commentare ma sono contenta – ha detto con le lacrime agli occhi Sabrina Landucci –, anche se è stato un percorso difficilissimo, compresa la giornata di oggi (ieri, ndr). Le parole della difesa mi hanno fatto male, mi sono sentita offesa. A ferirmi di più l’immagine di madre inadeguata che è stata data di me".

Tutto era iniziato nel gennaio 2017, quando Sabrina Landucci aveva sporto denuncia nei confronti dell’ex marito riportando una serie di episodi lesivi sia fisicamente che psicologicamente alla sua persona. Fra tutti l’aggressione in una palestra di Lucca e quella tra le mura domestiche a Lucca dove aveva raccontato di essere stata tenuta per lungo tempo sotto la minaccia di una pistola puntata alla tempia: tutto per una gelosia ossessiva.

Accuse che l’imputato ha sempre respinto e che la difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Napoleone e Cesare Placanica, ha provato a smontare, sollevando dubbi non solo sui testimoni dell’accusa, definiti come troppo coinvolti, non disinteressati e in molti casi contraddittori nel riportare i fatti; ma soprattutto sui capi di imputazione. Nello specifico gli avvocati hanno tentato di far cadere le accuse di maltrattamenti e di stalking anche perché per entrambi, secondo la difesa, mancherebbero elementi giuridici fondamentali quali la continuità, la persistenza, in pratica eventi tipici offensivi e abituali. Non ci sarebbero, per quanto riguarda i maltrattamenti, elementi atti a fissare cronologicamente gli episodi nonché una sequenza sistemica. I singoli episodi, per quanto concerne invece lo stalking, sarebbero scaturiti da questioni legate alla gestione delle figlie.

"Questo è obiettivo – ha sottolineato l’avvocato difensore Napoleone – ed è sempre stato confermato dai testimoni dell’accusa. Si parla di violenze, eppure nei dieci anni che hanno vissuto a Montecarlo non si fa alcun riferimento a episodi di questo tipo. Ci rendiamo conto che l’onda emotiva di questa vicenda, che ha interessato anche la stampa, in qualche modo possano aver condizionato. Ci sono aspetti sicuramente da approfondire e noi faremo ricorso in appello".

E tra i punti che la difesa vorrà approfondire ci sarà sicuramente la questione, già sollevata ieri in aula, dell’iniziale richiesta di archiviazione che era stata avanzata sul caso dal pm titolare del fascicolo, Antonio Mariotti, poi però revocata dall’ex procuratore capo Pietro Suchan. Una procedura valutata insolita dagli avvocati di Cipollini e sulla quale torneranno sicuramente in futuro. Non è finita qui.