Venerdì 19 Aprile 2024

Cina, si è aperto il conclave rosso Ora Xi punta al potere eterno

I 300 membri del Comitato centrale del più grande totalitarismo del mondo già sanno che cosa fare. L’attuale presidente si assicurerà, con il terzo mandato, altri cinque anni al vertice. Una leadership a vita

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di Cesare De Carlo

Sino a qualche anno fa solo i sinologi si occupavano delle riunioni del Comitato centrale del Partito comunista cinese. Le cancellerie occidentali si concentravano sul Congresso che nel rigoroso calendario del più grande totalitarismo del mondo segue di un anno quella riunione. Ora non più. Da ieri e sino a domani al centro della loro attenzione è questo conclave rosso. Non perché non si sappia quali saranno le conclusioni dei suoi 300 membri che a loro volta anticiperanno la ratifica dei 5 mila membri del Congresso. È già previsto tutto, nero su bianco nei documenti preliminari. E la cosa riguarda anche noi, perché questa Cina nel bene e nel male, anzi più nel male che nel bene, condiziona ormai tanta parte della nostra vita.

Xi Jinping, l’attuale presidente, si assicurerà un terzo mandato. Altri cinque anni. Ha 68 anni. Ragionevole prevedere una presidenza a vita. Più di Mao Tsetung, il creatore della Cina comunista nel lontano 1949 quando vinse la guerra civile contro il nazionalista Ciang Kaischek. In fin dei conti il grande timoniere aveva ricoperto quella carica solo dal 1954 al 1959, salvo mantenere per un ventennio, sino alla morte, la guida del Partito comunista. Xi invece è presidente due volte. Ma – come detto – questa non è una novità. La novità sta nel tono della "storica risoluzione" che il Comitato Centrale approverà giovedì ovviamente all’unanimità. Ecco come l’anticipa l’agenzia Xinhua: Xi è "un uomo di determinazione e azione, di profondi pensieri e sentimenti, che ha ricevuto un’eredità ma osa rinnovare, e un uomo con una visione proiettata al futuro e che lavora incessantemente".

Rispunta il culto della personalità. Come ai tempi di Mao. Non a caso Xi ne ha riabilitato la figura. Sul piano politico, s’intende. Analogo è il controllo pervasivo della società sotto l’egemonia del partito unico. Ancora più capillari la prevenzione e repressione del dissenso. Mao non disponeva degli strumenti digitali del ventunesimo secolo. E comunque non avrebbe mai apprezzato il riformismo economico che, sconfessando tutti i dogmi del marx-leninismo, appariva chiaramente controrivoluzionario. Xi invece ha adottato e perfezionato la svolta voluta nel 1981 da Deng Xiaoping. La Cina ripudiava l’economia di piano in favore di quella del tradizionale nemico ideologico, il capitalismo. In questo senso si è rivelato un seguace convinto di Deng, quando definì un "errore disastroso" la rivoluzione culturale di Mao.

Ma l’accostamento si ferma qui. Deng fu leader del partito per meno di un decennio, sino al 1989. E nel lasciare il potere mise in guardia contro le cariche a vita. Xi ha l’ambizione di "iniziare un nuovo viaggio per costruire un moderno Paese socialista". Così si esprime il Quotidiano del Popolo. Questo obiettivo andrebbe raggiunto entro il 2050, in vista del centenario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese.

"Va sostenuto e sviluppato il socialismo con caratteristiche cinesi nella nuova era". Xi si considera predestinato a un "corso storico". Il suo modello, il modello di un regime assoluto e liberticida, sarebbe vincente su quello delle democrazie occidentali pluralistiche e instabili. Lo dice lui stesso.

Il concetto emerge dalla succitata, altrettanto "storica risoluzione". La terza negli annali del partito. "Quella del 1945 – nota il Wall Street Journal – aveva un tono di mobilitazione contro i dissidenti e i nemici del popolo. Quella del 1981 condannava il decennio della rivoluzione culturale di Mao. Quella di quest’anno ha lo scopo primario di rinforzare ulteriormente la leadership assoluta di Xi". Esplicativo un suo slogan: est, ovest, sud, nord, centro, il partito è la sola guida.

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