Giovedì 18 Aprile 2024

"Cina e Ucraina, mondo in pericolo" L’analista: non è una Guerra Fredda

Il direttore della Nato Defense College Foundation: "Biden fa bene a schierare i soldati, ma i rischi ci sono"

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di Alessandro Farruggia

"Questa non è guerra fredda, ma un multipolarismo disfunzionale, un mondo nel quale sono scomparsi i vecchi equilibri senza che ve ne siano dei nuovi. Ed è quindi un mondo molto pericoloso, perché le alleanze sono cangianti e una crisi può sfuggire di mano al di là della volontà dei protagonisti". Così Alessandro Politi, un analista politico e strategico con 30 anni d’esperienza, direttore della Nato Defense College Foundation.

La crisi in atto in Ucraina può portare a uno scontro militare o è una crisi nella quale la guerra si minaccia poi non la si fa?

"Faccio parte di una generazione cresciuta con lo spettro della guerra nucleare. Non dobbiamo credere che quell’epoca sia definitivamente sepolta. Che la storia sia finita. Le zone calde a rischio escalation sono molte. Il rischio più alto di guerra mondiale non è a mio avviso nell’Ucraina, ma nel Pacifico, nel Mar Cinese Meridionale, dove si confrontano direttamente gli Stati Uniti e la Cina. Quanto all’Ucraina, non è un Paese della Nato e quindi valgono le vecchie regole della Guerra Fredda. Quando si reprimeva la primavera di Praga nel 1968 si protestava con forza, ma non si interveniva militarmente. Il che non significa però, anche qui, che la situazione non possa sfuggire di mano".

Che succede se Putin manda i soldati nelle repubbliche separatiste ucraine senza sparare un colpo?

"Se lo farà ci saranno delle risposte dure, a partire da sanzioni pesantissime. Il punto è che non so quanto convenga a Putin intervenire. Qual è il costo politico di tutto questo? Putin è un opportunista, coglie le occasioni al minor costo possibile. Ed è anche un calcolatore e speriamo che sappia fino a dove può spingersi".

Quali sono a suo avviso i suoi veri obiettivi politici?

"Che gli venga riconosciuta una fascia di sicurezza strategica. Ma è evidente che nessun Paese può accettare il ritorno alla dottrina della sovranità limitata. Quindi su quel piano la risposta è no. Sul resto, si può trattare".

I russi accusano gli americani di voler alzare la tensione

"Propaganda. È indubbio che serviva una risposta seria. E dopo uno sbandamento iniziale da parte americana e anche da parte europea, ora la risposta sta arrivando. La Nato ha sempre fatto con il blocco sovietico deterrenza e dialogo. Così è anche oggi. Ricordiamoci che la Russia di Yeltsin firmò un accordo nel quale si impegnavano a garantire l’integrità territoriale ucraina in cambio del fatto che Kiev rinunciava alle armi nucleari. Accordo bellamente violato da Mosca. Quindi, calma e gesso, non è l’Occidente a soffiare sul fuoco. E una risposta di deterrenza era necessaria".

Era cioè necessario per Biden inviare truppe in Polonia, Romania e Germania?

"Il dispiegamento delle truppe americane, 3mila uomini, è su base temporanea e a rotazione. L’aumento di presenza è una risposta giustificata alla decisione russa di schierare ai confini tra i 65 e 83 mila uomini. A una escalation si risponde, e poi si negozia. Una escalation si controlla dinamicamente. Ricordiamoci della crisi degli euromissili. Furono schierati in risposta allo schieramento degli SS20 sovietici e poi furono ritirati. Ma andavano schierati"