La Cina sta sconfiggendo l'epidemia. "E' la prova che la linea dura paga"

Si abbassa il livello di emergenza. Il fisico Vespignani: "Giuste le misure prese in Italia, vanno mantenute"

Coroanvirus, giovani con la mascherina in Cina (foto Ansa)

Coroanvirus, giovani con la mascherina in Cina (foto Ansa)

Roma, 3 marzo 2020 - "Essere intervenuti con decisione sta pagando. Un rigido contenimento era necessario. In Cina l’epidemia stava crescendo a ritmo sostenuto, adesso le misure prese la stanno frenando, ben diciotto province hanno abbassato il livello di emergenza e stanno progressivamente tornando alla vita normale. La stretta ha avuto effetti molto positivi anche al di fuori della Cina, perché ha ridotto l’esportazione del virus. Quello che arriva dalla Cina è così un messaggio chiaro: per contenere l’epidemia, questa è la strada". Così Alessandro Vespignani, 53 anni, romano, professore di Fisica e Informatica, esperto di reti complesse e di epidemiologia predittiva alla Northeastern University di Boston, dove dirige il Network Science Institute.

Professor Vespignani, concorda con i suoi colleghi che sostengono che in Cina il picco è stato tra il 23 gennaio e il 2 febbraio? "Sostanzialmente si. La Cina ha preso misure draconiane dal 23 gennaio. Ci sono volute un paio di settimane per vedere una decrescita e un mese per vedere gli effetti pieni delle restrizioni introdotte. Ovviamente bisogna distinguere due situazioni, una è quella di Wuhan, dove l’epidemia era in uno stato più avanzato, l’altra è quella del resto della Cina dove il miglioramento è più percepibile. Ma il trend è quello".

La curva in Cina è definitivamente scesa? "È scesa, sul definitivamente vediamo. Il problema adesso è evitare che l’allentamento delle misure di emergenza inneschi una nuova risalita dei casi, il che può anche essere probabile, ma non deve preoccuparci. Serve sangue freddo. Nei prossimi mesi l’epidemia in Cina scenderà, ma con un andamento non lineare, un po’ a fisarmonica".

Come mai l’Italia è terza dopo Cina e Corea del Sud? "È dovuto a un fenomeno probabilistico. In epidemiologia computazionale si definiscono catene nascoste e potrebbero essere venute alla luce in qualunque nazione. Non c’è stata nessuna falla. Quello che vediamo da noi, credo che accadrà in Francia, Germania, Spagna, negli stessi Stati Uniti. Aspettate due settimane e vedrete, anche lì verranno fuori numeri importanti. Il che tra l’altro ridurrà l’ostracismo verso di noi".

Siamo di fronte ad una epidemia o a una pandemia? "È una epidemia su scala globale, si sta cercando di evitare la pandemia. Le misure italiane sono adeguate, ma attenzione le misure prese bisogna avere pazienza nel mantenerle per almeno un paio di settimane, in qualche caso anche di più. Dico a tutti: questo non è uno sprint, questa è una maratona. Bisogna prepararsi ad una epidemia che si sviluppi per altri due-tre mesi, con alti e bassi. Ma ne usciremo. Entro 7-10 giorni i numeri in Italia dovrebbero cominciare a scendere. E speriamo che non ci siano altri focolai".

Che consigli dà ai cittadini che vivono l’emergenza nelle aree più a rischio? "Fidatevi degli esperti del comitato tecnico-scientifico. Vivete la situazione di oggettivo disagio senza panico e consapevoli che queste misure proteggono gli anziani e gli immunodepressi che sono più a rischio".