Ci risiamo coi negazionisti del Natale

Dopo lo slalom speciale, non ancora terminato, fra i No Tav, No mask, No vax, No Green pass, stavamo per inciampare nel No Natale. Schivato per un soffio, ma è un ritorno di fiamma che ogni tanto alle porte del 25 dicembre si ripresenta sotto varie forme. Stavolta ci si è messa l’Unione europea. Con un documento tecnico della Commissione, ora ritirato dopo un’ondata di stupore e indignazione fuori e dentro le mura di Bruxelles. Proteste, retromarcia, sipario. La Ue proponeva di abolire il saluto di Buon Natale virando verso un più politicamente corretto Buone feste, per non urtare la sensibilità di chi professa altre religioni.

Uno scrupolo che si arrotola in se stesso perché di solito chi si affida a un’altra religione pensa alla propria anima e al proprio credo nel rispetto degli altri. E non perde tempo a indignarsi perché celebriamo a Natale il Bambin Gesù, Giuseppe e Maria. Bada ai fatti (spirituali) propri e stop. A cominciare dagli islamici che, se mediamente integrati, non se la prendono per la nostra fede, anzi difendono energicamente la loro. Per quanto ci riguarda basta rispettare le diversità, insegnadole anche ai bambini, senza avventurarsi in modiche genetiche della società. Le radici, la storia dei popoli, la religione vanno mantenuti e difesi perché sono un valore che forse non va esibito come un trofeo, ma nemmeno nascosto in virtù di un malinteso senso dell’inclusione. Il nodo è che in un modo o nell’altro, spesso appunto col fuoco amico, sotto tiro ci finiscono sempre il Natale e la tradizione cristiana. Nessuno attacca mai il Ferragosto, l’Hanukkah o Natale ebreo, il Capodanno cinese. Ne abbiamo viste di tutti i colori, dalle scuole che vogliono abolire il presepe, a chi vuole il bambinello nero e non bianco, a chi, sempre a scuola, preferisce evitare la parola Gesù nei canti natalizi, a chi si batte per togliere il crocifisso dai luoghi pubblici. Stranieri che credono in un Dio diverso, in questi casi ci guardano stupiti. Gente strana gli italiani, penseranno. O non penseranno affatto perché il tema di solito non li interessa granché. Il nodo è che i soft-negazionisti di canti e presepi, anche in buona fede, alla fine contribuiscono ad trasformare il dibattito in scontro ideologico e in arma politica. Laicità non è negare, ma accogliere e distinguere. E in questo scorcio di millennio, fra vaccini, mascherine e varianti del virus in agguato abbiamo altro a cui pensare.

A proposito, Buon Natale.