"Chiusa in 80 metri con cinque figli in Dad"

Rimini, una madre disperata: "C’è troppo caos in casa e spesso i miei bambini finiscono per litigare durante le lezioni"

Covid: bambini costretti in casa

Covid: bambini costretti in casa

"Il nostro appartamento di ottanta metri quadri si è trasformato in un accampamento: ho sei figli, dei quali quattro seguono la didattica a distanza e il più piccolo va alla scuola d’infanzia, quindi forse a giorni si aggiungerà ai fratelli. La situazione è semplicemente ingestibile". È un fiume in piena Maria Lanna, 39enne mamma riminese ’sull’orlo di una crisi di nervi’ – per citare il celebre film di Almodovar – come migliaia di madri in tutta Italia.

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"Guardi lei se è possibile vivere in queste condizioni – continua la madre di famiglia – e per fortuna che il più grande, Kevin, ha ventitré anni e non va più a scuola. Cerca lavoro, peraltro inutilmente da due anni. Oggi ho anche dovuto tenere a casa Cristofer, il piccolino di 5 anni. E così i finisce che i miei figli si danno fastidio a vicenda, litigano, qualcuno spinge l’altro fuori dal letto, qualcuno alza la voce impedendo al fratello di sentire quello che dice la maestra. Cosa già complicata di per sé, perché soprattutto i bimbi delle elementari fanno spesso domande sulle cose che non hanno capito, e le lezioni si interrompono continuamente".

La ’formazione’ di casa Lanna è composta di soli maschietti: Mattia, iscritto al primo anno di scuola superiore, Valentino che fa la terza media, Martino la quarta elementare, Santiago la seconda, e ha un insegnante di sostegno. "Un altro problema non da poco – continua Maria Lanna – è quello dei dispositivi. Io ho un computer che non è munito di telecamera, quindi totalmente inutile per la Dad. La scuola ce ne ha fornito uno che sembra uscito da un negozio di modernariato: per accendersi bisogna aspettare dieci minuti, non prende sempre la linea, oppure non permette di entrare, o perde di continuo il collegamento. Due dei ragazzi cercano di seguire le lezioni con gli smartphone. Quello più grande ha il suo, ci è più abituato, ed è quello che forse se la cava meglio. L’unico per dire la verità tra tutti quanti. Un altro cellulare è il mio, e lo presto agli altri bambini, che fanno a turno, ma naturalmente solo finché non mi serve, perché lavoro nelle mense scolastiche, dalle dieci alle quattordici. Martedì due dei bambini hanno potuto guardare solo la prima ora di lezione, poi sono dovuta andare al lavoro e ho dovuto prendere con me lo smartphone".

E come se non bastasse c’è il problema di chi segue i figli quando la mamma non è a casa. "Mio marito è spesso fuori per lavoro. Finora è stato loro dietro il ragazzo più grande. Io cerco di accudirli e far sì che seguano al meglio possibile le lezioni, utilizzando anche libri e quaderni, senza furbate. Intendo dire che non so cosa succede quando esco, se restano in qualche modo connessi o magari spengono l’apparecchio, fingendo che sia caduta la connessione".

"Li faccio poi mangiare a turno, per agevolare la frequentazione a distanza della lezione – continua Maria Lanna – ma non è semplice. Non stanno quasi mai seduti a tavola, si portano i piatti sul letto, è il caos. E in ogni caso non fanno mai i compiti. Del resto non mi sento di chiedere loro di restare sui libri anche al pomeriggio, dopo che hanno trascorso cinque ore di fila al mattino davanti a uno schermo. Il risultato di tutto questo, lo sto vedendo anche se sono passati pochissimi giorni dall’avvio della didattica a distanza per elementari e medie, i ragazzi diventano nervosi, lo vedo anche nel piccolino di seconda elementare".

"Mi chiedo come si possa pensare di rinchiudere in un appartamento ragazzi di età diverse – aggiunge Maria Lanna – per cinque ore al giorno dal lunedì al venerdì. Una prova snervante per loro e per noi genitori, e ritengo di molto dubbia utilità".

Domani (sabato) alle 15 in piazza Cavour a Rimini gruppi spontanei di genitori manifesteranno contro la didattica a distanza. Slogan annunciato (e prevedibile): "No Dad". Brulicano di commenti infuocati, da domenica scorsa, anche le piazze virtuali dei social. Nelle prime 48 ore dall’attivazione la pagina Facebook Tutti a scuola ha superato i 2.300 iscritti. Che hanno deciso di scendere in piazza per una protesta pacifica "contro la chiusura delle scuole".