Martedì 23 Aprile 2024

Chiudiamo una guerra durata troppo

Gabriele

Canè

E se provassimo a chiuderla qui? A riportarla nel solco di una normalità oramai lontana nel tempo? Parliamo innanzitutto della guerra dei 30 anni tra Berlusconi e la magistratura. O viceversa. Ieri è finito un altro match, quello su Ruby: tre a zero per il Cavaliere, e palla al centro. Ma siamo solo ai supplementari: la Procura ipotizza i rigori con il ricorso in appello. Legittimo. Sappiamo bene, però, che partite come queste non si chiudono neppure sotto la doccia. Non si chiude di sicuro politicamente, come abbiamo visto ieri: da una parte con la legittima soddisfazione dell’imputato pluriassolto (135 volte), e le manifestazioni di giubilo dei suoi fans per l’ennesimo stop alla "persecuzione giudiziaria"; dall’altra con la volontà dei pm di non mollare, e il consueto arzigogolo dei No-Silvio, su un’assoluzione nata da un "cavillo" (che sarebbe poi la legge) nel filone salottiero che attribuisce le sconfitte elettorali all’astensione. Teneri. Per farla breve: con Berlusconi ci saranno sempre due partiti, colpevolisti a prescindere, e innocentisti a priori. Nella magistratura spesso ha prevalso il primo. Nel secondo si è trascurato il fatto che il Cavaliere è imprenditore e uomo d’azione, spregiudicato, a rischio di scivolare in terreni melmosi. Dunque, adesso che si fa? Si cerca un cavillo per ricorrere contro il "cavillo"? Anche la difesa avrà i suoi. Vogliamo far durare il caso all’infinito? Per questo diciamo: finiamola qui, se possibile, con Arcore e più in generale con la guerra magistratura-politica. Che non significa che la seconda può rubare e la prima non deve indagare. Figuriamoci. Significa prendere atto di un clima diverso, di una stagione finita, del fatto che i giudici applicano le leggi dello Stato laico, e non il Corano delle ideologie; che la politica può dare e meritare rispetto. Qualcuno deve fare una mossa. Chiudendo lo sterminato, ingiallito, fascicolo Berlusconi. Ad esempio.