Giovedì 18 Aprile 2024

Chiesa, via alla stretta anti-pedofilia. Ecco le linee guida

I vescovi potranno presentare esposti in Procura dopo aver ricevuto segnalazioni di violenze. La Cei: "E' un nostro dovere morale", e avvia un'indagine su tutte le diocesi per valutare la portata del dramma degli abusi

Vescovi alla Conferenza episcopale italiana

Vescovi alla Conferenza episcopale italiana

Roma, 23 maggio 2019 - Via libera alla stretta anti-pedofilia nella Chiesa. Come previsto nei giorni scorsi da quotidiano.net, la Conferenza episcopale italiana ha approvato le nuove linee guida per la tutela dei minori che introducono la possibilità per i vescovi di presentare esposti in procura, ricevute segnalazioni di violenze. Non si tratta di un obbligo giuridico di denuncia in quanto quelle varate sono delle mere raccomandazioni che, in quanto tali, tengono conto del fatto che né il diritto italiano, né l’ordinamento canonico fissano un imperativo simile. Siamo piuttosto davanti a una inedita prerogativa (in capo ai presuli) da tradursi in un “obbligo morale” di denuncia, come puntualizzato dall’arcivescovo di Ravenna, Lorenzo Ghizzoni, responsabile della Commissione per la tutela dei minori della Cei. Di sicuro si tratta di un significativo passo in avanti rispetto al generico “dovere morale” di cooperare con la magistratura per il bene comune, contenuto nelle linee guida finora in vigore.

Centosettantatré placet, sedici non placet, una scheda bianca: è l’esito di una votazione protrattasi fino alla tarda serata di mercoledì al termine dell’assemblea generale dell’episcopato. Serrato il dibattito fra i vescovi, con alcuni di questi che, per alcuni casi di specie, hanno invocato un approccio ‘misericordioso’ nei confronti dei preti abusanti. Al netto di tali sparuti interventi, l’assemblea ha condiviso la tesi secondo la quale, sulla scorta della tolleranza zero introdotta da Benedetto XVI e delle riflessioni maturate nel summit vaticano del febbraio scorso, la pedofilia sia sempre un crimine per il quale il responsabile deve rispondere sia in campo canonico, sia in quello civile.

Le linee guida sono state licenziate senza particolari modifiche (tra queste la decisione di non considerare le segnalazioni anonime) rispetto alla versione riservata che era stata distribuita ai vescovi prima del vertice e della quale Qn era riuscito a ottenere una copia. Al delicato art.8.2, pertanto, si scrive che l’autorità ecclesiastica (la stessa per la legge italiana non ricopre il ruolo né di pubblico ufficiale, né d’incaricato di pubblico servizio, ergo non è tenuta a denunciare alcuna fattispecie penale), “ogniqualvolta riceva una segnalazione di un presunto abuso sessuale commesso da un chierico in ambito ecclesiale nei confronti di un minore di età, informi l’autore della segnalazione e il genitore o il tutore legale della presunta vittima che, quanto appreso in merito ai fatti segnalati potrà essere trasmesso, in forma di esposto, alla competente autorità giudiziaria dello Stato”.

L’inoltro avverrà comunque solo dopo “il sollecito espletamento di un’indagine previa” (nel procedimento canonico penale è la fase successiva a un’acclarata verosimiglianza dell’accusa), che abbia evidenziato “la sussistenza del fumus delicti”.

Il documento segue alcuni principi cardine come la decisione di porre al centro la cura e la protezione dei più piccoli; l’ascolto delle vittime e la loro presa in carico; l’impegno per sviluppare nelle comunità una cultura della protezione dei minori; una selezione prudente dei candidati agli ordini sacri; la collaborazione con l’autorità civile nella ricerca della verità e nel ristabilimento della giustizia; la scelta della trasparenza. Soprattutto le linee guida danno attuazione al motu proprio di Papa Francesco, Vos estis lux mundi, promulgato qualche settimana fa, che, fissando norme canoniche valide per l’intera Chiesa universale, in tema di rapporti con le magistrature nazionali, si limita a prescrivere al clero il semplice rispetto delle leggi statali.

Nello specifico, come richiesto dal testo di Bergoglio, l’art.5.5 delle nuove raccomandazioni Cei prevede il dovere per i chierici di segnalare ai loro superiori i casi di violenza sui minori di cui siano venuti a conoscenza. La portata del dramma della pedofilia nella Chiesa italiana non è mai stata resa nota. Monsignor Ghizzoni ha precisato davanti ai cronisti che mancano dati ufficiali specifici. Anche per questo ha assicurato che la Cei avvierà un’indagine nel singole diocesi per quantificare l’entità del problema.