Sabato 20 Aprile 2024

Chi ha inventato i Bitcoin? Lo dirà il giudice

Un processo in Florida potrebbe svelare l’identità del misterioso Satoshi Nakamoto. E il contenzioso vale 64 miliardi di dollari

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Il mistero su Satoshi Nakamoto, l’enigmatico (e sconosciuto, almeno ufficialmente) creatore del Bitcoin, potrebbe essere risolto da un processo in Florida. La famiglia di un uomo defunto ha infatti fatto causa al suo ex business partner sul controllo degli asset della loro alleanza, un tesoro da 64 miliardi di dollari. Il defunto David Kleiman e il suo alleato in affari Craig Wright – afferma la famiglia – sarebbero infatti Satoshi Nakamoto.

Wright dal 2016 si dipinge come il creatore del Bitcoin, ma la sua rivendicazione è stata più volte respinta dalla comunità del Bitcoin. La famiglia di Kleiman sostiene che i due hanno lavorato insieme nel mining del Bitcoin e questo le dà il diritto a ricevere la metà della fortuna. I familiari di Kleiman intendono offrire prove che mostrano come i due lavoravano insieme. I legali di Wright ritengono invece che il loro assistito sia il creatore del Bitcoin e non ha mai coinvolto Kleiman.

"Riteniamo che la corte sarà in grado di verificare che non c’è nulla che attesti una partnership", mette in evidenza Andres Rivero, avvocato di Wright. La contesa non sarà facile da dirimere. E il motivo è il modo in cui funziona il mondo dei bitcoin. Infatti la tecnologia informatica alla base del bitcoin non ha bisogno del suo fondatore. L’esempio più facile che gira tra gli addetti è quello di tre studenti che condividono un appartamento e le spese relative, affitto, bollette, ma anche generi alimentari, utensili per la casa, etc etc. Come si fa, a fine mese, a dividere equamente il conto? Usando una lavagnetta, su cui ogni inquilino segna quotidianamente le spese sostenute personalmente a nome di tutti, mentre gli altri le confermano. A fine mese si vedrà quanto ha speso ognuno di loro e si potrà dividere in parti uguali. Qualcuno dovrà versare di più, qualcuno si vedrà restituire le somme necessarie a rendere il conto pari.

Nei grandi sistemi monetari il ruolo della lavagnetta, cioè del garante ultimo di ogni transazione, lo svolgono le banche centrali. Nel mondo del bitcoin lo svolge la rete informatica. Al suo interno si trovano dei miner, cioè delle server farm, che autenticano le transazioni e in cambio ricevono dei bitcoin. In un sistema del genere la proprietà intellettuale del fondatore non ha alcun senso e sarebbe quasi impossibile da rivendicare, come dimostra la storia di Wright. L’unico vero indizio in suo favore è che possiede una grande quantità di bitcoin. Un milione o più, che moltiplicato per una quotazione di 64mila dollari l’uno fa appunto 64 miliardi di dollari.

Ma Wright potrebbe esserseli procurati in diverse maniere. Per esempio avrebbe potuto trovarsi molto vicino al fondatore del Bitcoin al momento del lancio della moneta virtuale, approfittando del vantaggio competitivo che ne ricavava. Oppure potrebbe essere uno dei primi miner, cioè uno dei gestori dei centri di autenticazione, che accumulano bitcoin per garantire le transazioni. Qualsiasi sia la sua reale posizione, se gli eredi di Kleiman vorranno impossessarsi di metà della sua fortuna, 32 miliardi, dovranno dimostrare che il loro congiunto e Wright erano Satoshi Nakamoto.

red. est.