Mercoledì 24 Aprile 2024

Chi era Lady Diana. "Vittima e manipolatrice, ma voleva solo il diritto alla felicità"

Antonio Caprarica, storico corrispondente Rai da Londra: "La sua bellezza era abbagliante, accentuata dall’antica timidezza. All’ultimo stava imparando a pretendere l’amore che le spettava"

Diana e Carlo nel giorno del matrimonio il 29 luglio 1981

Diana e Carlo nel giorno del matrimonio il 29 luglio 1981

Antonio Caprarica è stato per anni corrispondente della Rai a Londra e continua a monitorare la navigazione tempestosa dei reali inglesi. Di Lady Diana ricorda le gambe bellissime, il vezzo di dire "sono un po’ scemina" mentre "era solo parecchio ignorante". E il fatto che dopo la sua morte la monarchia non sia più stata la stessa.

Ricorda anche dove si trovava la mattina del 31 agosto 1997 quando si diffuse la notizia?

"A Firenze, appena tornato da Porto Cervo. Due giorni prima a Liscia di Vacca era attraccato lo yacht Jonikal del padre di Dodi al-Fayed e ho assistito alla frenesia dei fotografi appostati fra i mirti. Non riuscivo a credere che 48 ore prima si stesse godendo la vita come me, come tutti. Ricordo la musica classica mandata in onda dalla BBC con la scritta “Diana, 1961-1997“".

Vi siete mai incontrati?

"Seguivo da poco la vita londinese, ero arrivato da Mosca a maggio per raccontare la vittoria a valanga di Tony Blair. Ci incrociammo a un ricevimento alla Serpentine Gallery di Hyde Park. Statuaria, abbagliante, bellissima nonostante il naso fuori asse degli Spencer. Il suo “blushing“, quel modo di arrossire mentre parlava, era indizio di un’antica timidezza superata e contribuiva a darle un fascino pazzesco".

La santa venerata dal popolo. O invece la ragazzina viziata e instabile che vomitava di nascosto e destabilizzava il sistema. È riuscito a capire chi fosse Lady D?

"Santa no, non è giusto e non le rende giustizia. Nei suoi ultimi mesi era una donna al centro di un enorme cambiamento, che la morte ha interrotto. Aveva imparato a rivendicare il diritto alla felicità, compreso quello di avere tutti gli uomini che voleva. Rosa Monckton, la sua più cara amica, moglie dell’ex direttore del Daily Telegraph, mi ha detto che faceva spesso questa domanda: “Sono libera. Perché le altre possono permettersi un amante e io no?“".

Nel matrimonio con Carlo passa per vittima.

"Non ci sono mai colpevoli e innocenti in amore. Era sicuramente schiacciata da un intreccio istituzionale che rendeva complicato chiudere banalmente con un divorzio. Aveva l’umana ambizione di amare ed essere amata, cosa che la rendeva aliena dentro la famiglia reale. Ha infranto anche questa regola lasciando l’amore in eredità ai suoi figli. La rottura fra William e Harry conferma però che le leggi del potere all’ombra del trono hanno la meglio su tutto".

Dodi Al-Fayed e gli altri. Alla fine l’amore non le è mancato...

"Non poteva accettare che un uomo le dicesse di no. Ma d’altra parte stare con lei era veramente impegnativo. Ne sa qualcosa il mercante d’arte Oliver Hoare, sposato con un’ereditiera francese, che l’ha lasciata per non perdere la rendita. Diana si è trasformata in una vera stalker e lui è stato costretto a rivolgersi alla polizia".

Donna di carattere.

"E anche grande manipolatrice: si attorcigliava la stampa al mignolo. Il famoso bacio con Dodi rubato in Sardegna non era rubato per niente. Si era messa d’accordo con il fotografo. Uno scatto da 3 milioni di sterline per dare uno schiaffo al marito e fare ingelosire Hasnat Khan, il cardiochirurgo pachistano che l’aveva rifiutata".

Oggi se la immagina come tranquilla sessantenne?

"L’estate in cui è morta ha capito che poteva lasciare un segno. Aveva cominciato a studiare, era perfetta nel ruolo di ambasciatrice della “cool Britannia“, Kissinger apprezzava la sua intelligenza e l’Onu ha proseguito la sua battaglia contro le mine antiuomo. Non più assediata dalle tempeste ormonali si sarebbe concentrata sul suo ruolo sociale e politico".

Che debito ha la regina nei suoi confronti?

"La morte di Diana ha costretto Elisabetta a togliersi la maschera. Prima del funerale disse: vi parlo come vostra sovrana e soprattutto come nonna. Insolito per chi non si era mai riconosciuta come madre. Gli inglesi in lacrime le hanno fatto capire che il tempo della deferenza era finito. E che sotto i simboli augusti della regalità pretendevano esseri umani in cui riconoscersi".

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