Covid, chi dovrà fare la quarta dose di vaccino? Prima riunione del Cts dell'Aifa

Appuntamento giovedì. Intanto gli esperti ipotizzano un approccio analogo a quello dell'influenza, con il coinvolgimento della fasce di popolazione più anziane

Vaccinazione Covid (Ansa)

Vaccinazione Covid (Ansa)

Roma, 22 marzo 2022 - Chi dovrà fare la quarta dose di vaccino anti-Covid da qui a fine anno? Gli esperti lavorano alle linee guida, proprio nei giorni in cui si assiste a un nuovo aumento dei contagi (e delle ospedalizzazioni). La possibilità che si arrivi ad ampliare la platea (di circa 800-900mila persone al momento) sarà al centro di una prima riunione della Commissione tecnico scientifica (Cts) dell'Agenzia italiana del farmaco che si terrà giovedì 24 marzo, secondo quanto apprende l'Adnkronos Salute. Era stato il ministro della Salute Roberto Speranza ad indicare "nell'evidenza scientifica" la bussola per nuovi eventuali provvedimenti di ampliamento della quarta dose, che oggi è somministrata in Italia alle persone immunocompromesse e trapiantati.

Lo scorso giovedì, durante la conferenza stampa con il premier Mario Draghi sulla roadmap per la fine dello stato di emergenza, il ministro ha annunciato "l'ipotesi di estendere la quarta dose per le fasce generazionali più avanzate". Una possibilità che "richiederà ancora un approfondimento. Ma è una cosa a cui ci stiamo preparando". Giovedì quindi la palla passa alla Cts dell'Aifa per un primo approfondimento su questo tema, somministrare la quarta dose di vaccino anti-Covid ai più anziani.

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L'Ema, l'Agenzia europea del farmaco, ha ribadito che non ci sono ancora prove che serva una quarta dose di vaccino per tutti. Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici Covid-19 dell'Ema, durante la conferenza stampa di giovedì 17 marzo, ha rimarcato che "da un punto di vista regolatorio non ci sono ancora evidenze sufficienti, né dai trial clinici né dai dati del mondo reale, a sostegno di una raccomandazione sulla necessità di un secondo richiamo nella popolazione generale. Mentre l'uso mirato in popolazioni anziane selezionate - ha aggiunto - è stato preso in considerazione da alcuni Stati membri sulla base di alcuni risultati preliminari di efficacia nel mondo reale" provenienti "da Israele".

"Credo che ci saranno dosi di richiamo, sulla base di un approccio analogo a quello dell'influenza, quindi con una raccomandazione, più che un obbligo, delle autorità sanitarie, rivolta principalmente ai soggetti fragili", ha detto il direttore dell'Ircss Galeazzi di Milano Fabrizio Pregliasco intervenuto su Cusano Italia tv.

Anche Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, afferma che "se le cose continuano così, dovremmo vaccinare" contro Covid "i fragili a settembre-ottobre e dare loro un'immunità, con la stessa politica che abbiamo seguito per l'influenza. Quindi un approccio stagionale che prevede la copertura dei fragili e di chi ha comorbidità, e degli over 50-60". "Non penso a una strategia vaccinale universale", spiega all'Adnkronos Salute, "ma magari" l'iniezione "si può offrire, così come si fa con i sanitari, alle persone che comunque hanno una particolare sensibilità" al virus.

Il tema delle vaccinazioni torna pertanto attuale. "La pandemia non ci lascia in pace - ha detto ieri il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta -. C'è un tema trascurato: la campagna vaccinale è al palo. Ho visto i dati e mi sono un po' arrabbiato: nelle ultime settimane abbiamo perso dal 40% al 18% in meno per quanto riguarda i nuovi vaccinati. Nell'ultima, quella dal 14 al 20 marzo, abbiamo fatto solo poco più di 20mila nuovi vaccinati, di cui circa 4mila nella fascia tra i 5 e gli 11 anni, 11.400 nella fascia tra i 12 e i 49 anni e poco più di 4.700 nella fascia over 50". Ai microfoni del programma 'L'Italia s'è desta' su Radio Cusano Campus ha proseguito: "Questo significa che, al di là della circolazione virale, la campagna vaccinale ha tirato i remi in barca. Un altro indicatore di questa tendenza è quello sulla vaccinazione in età pediatrica, nella quale siamo praticamente fermi da settimane. Siamo al 33,3% a livello nazionale per quanto riguarda la doppia dose, ma ci sono grandi differenze regionali. Ad esempio, la Puglia ha vaccinato quasi il 50% dei bambini con doppia dose, mentre la provincia di Bolzano il 17,4% e le Marche il 19,4%.'' ''Altro dato che mi ha stupito - sottolinea Cartabellotta - è la quarta dose, destinata al momento soltanto a meno di 800mila persone, quelle più fragili e immunodepresse. A livello nazionale, siamo a una copertura del 5,6%, nonostante la campagna sia cominciata da oltre un mese".