Chat e deposizioni Gli industriali ai pm: "Noi e la Regione contro la zona rossa"

L’ex leader di Confindustria Lombardia ribadisce la posizione di allora. Il pressing sui politici: "Se fermiamo le aziende siamo rovinati"

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di Andrea Gianni

La prima telefonata del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana fu indirizzata al capo dello Stato, Sergio Mattarella, per comunicare che "era importante inviare dei messaggi alla nazione per l’adozione di provvedimenti idonei alla gravità della situazione". La seconda chiamata all’industriale bresciano all’epoca presidente di Confindustria Lombardia Sergio Bonometti. "Bonometti disse con molta chiarezza che era contrario – ha riferito ai pm di Bergamo il direttore sanitario dell’Agenzia di Tutela della Salute di Milano Walter Bergamaschi, ascoltato come testimone – che il fermo delle attività produttive sarebbe stato un fatto molto grave per le imprese e i cittadini". Lo stesso Bonometti, ascoltato il 3 giugno 2020, nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione della pandemia e sulla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro, ha confermato la contrarietà a una chiusura totale: "Regione Lombardia era d’accordo con noi nel non istituire le zone rosse, ma nel limitare le chiusure alle sole aziende non essenziali".

L’industriale ha riferito di essersi confrontato sul tema dopo il caso di Codogno. "La mia posizione è stata quella che la zona rossa nella Bergamasca non risolveva il problema – ha spiegato – perché a mio parere andava chiusa l’intera Lombardia. Ho detto di salvaguardare le filiere per le aziende essenziali".

Dichiarazioni che vanno lette alla luce del clima che si respirava in quelle giornate convulse. Il 27 febbraio del 2020 il primo cittadino di Alzano Lombardo, Camillo Bertocchi, nella chat ‘Ats Coronavirus’, di cui facevano parte sindaci e autorità sanitarie della zona, chiedeva informazioni sulla volontà di istituire o meno la zona rossa perché "ho le attività economiche comprensibilmente in totale panico". Bertocchi, ascoltato dai pm, ha poi precisato di non aver subito pressioni dagli imprenditori. Pressioni negate anche da Pierino Persico, patron dell’omonimo gruppo di Nembro che vanta anche la realizzazione di Luna Rossa, ascoltato in Procura il 3 giugno 2020. "Ho semplicemente espresso le mie preoccupazioni – si legge nel verbale – atteso che se non consegnavo i materiali sarei stato soggetto a danni milionari". Poco prima della mezzanotte del 3 marzo 2020 Persico aveva scritto un messaggio all’allora deputato del Pd Maurizio Martina, anche lui originario della Bergamasca: "Se fermiamo tutto siamo rovinati".

La posta in gioco emerge da una lunga email che il prof Vittorio Carreri, ex direttore del Servizio di prevenzione sanitaria regionale, scrisse il 9 aprile 2020 a tecnici per analizzare una situazione ormai sfuggita a ogni controllo. La Valle Seriana conta "376 imprese e 3.700 dipendenti" ed è considerata "il vero motore economico" della Lombardia. "È mancata la determinazione della Regione Lombardia – analizza – che avrebbe potuto avviare misure di isolamento di quel territorio o, quantomeno, agire nei riguardi del Governo affinché fosse anche lì dichiarata zona rossa, da subito". L’ex dg Welfare della Regione, Luigi Cajazzo (tra gli indagati), ha raccontato ai pm di aver scritto a Fontana e a Gallera il 7 marzo 2020, comunicando di fronte a misure del Governo "insufficienti" la necessità di "chiudere tutto compreso le attività produttive". "Sia Fontana che Gallera erano d’accordo – ha concluso – non conosco poi le valutazioni politiche fatte che hanno portato a non adottare i provvedimenti condivisi".