di Ettore Maria Colombo
Il caso Cesa complica la vita anche al futuro del governo. Premier e alleati sono alla faticosa, e affannata, ricerca di gruppi parlamentari stabili e solidi al Senato e alla Camera. L’Udc aveva ed ha un nome (Unione democratica di centro) e soprattutto un simbolo (lo scudocrociato) che vale oro, perché ha il pieno diritto a costituire un gruppo autonomo, in base al Regolamento del Senato, come il Psi di Nencini. Non a caso è a loro, Udc e Psi, che Conte si è rivolto. Ma l’obiettivo di collocarli nell’orbita della nuova maggioranza è riuscito solo col Psi, per ora, e non con l’Udc.
Certo, la Binetti appare assai tentata, e Saccone pure. Solo De Poli, su tre senatori Udc, giura fedeltà al centrodestra. Ma si tratterà, da oggi in poi, di singoli passaggi, nulla di più. L’Udc si avvia a un congresso straordinario per il post-Cesa, ma il partito non abbandonerà l’alveo del centrodestra.
Resta che "numeri certi e certificati" e "fatti politici nuovi" – dentro il Parlamento e nei gruppi parlamentari – sono le due pre-condizioni poste dal Colle per tenere in sella Conte, Conte 2 bis o Conte ter che sia. L’alternativa è la catastrofe, col governo che finisce sotto su atti parlamentari chiave.
Si ballerà già da mercoledì 27 gennaio: il ministro Bonafede relazionerà sullo stato della giustizia in Italia. Iv ha già annunciato il suo voto contrario che, sommato a quello del centrodestra, manderebbe sotto il governo. Urge, dunque, irrobustire la maggioranza di governo: l’obiettivo è di poter contare su almeno 330 voti alla Camera (oggi sono appena 321) e su 170 al Senato (oggi sono 156), ‘soglia di sicurezza’ indicata dal dem Franceschini. Ma questi sono un miraggio: il governo è ben sotto i 161 voti.
Inoltre, nuovi gruppi parlamentari autonomi servono a bilanciare il peso di Iv anche dentro tutte le commissioni. E così, naufragata l’ipotesi di dar vita a una maggioranza ‘Ursula’, coinvolgendo cioè tutta Forza Italia, la caccia ai singoli Responsabili prosegue, ma fa assai scarsi proseliti. Ieri sera, tre deputati ex M5s e oggi iscritti al gruppo Misto (Aiello, Trano e Ermellino) sono andati a palazzo Chigi, uscendone soddisfatti, ma i sottogruppi servono a poco.
Manna dal cielo sarebbe la costituzione di un gruppo autonomo. Alla Camera ci sta lavorando il contiano ex dc Bruno Tabacci: il suo Centro democratico è passato già da quattro a ben 13 deputati, ma ora stenta ad arrivare a venti. Ieri, Tabacci ha visto Gianfranco Rotondi, leader della piccola nuova Dc, che però porterebbe in dote se stesso e altri azzurri. Il calabrese Maurizio D’Ettore ha detto già sì e dovrebbe aggiungersi ai ‘tabaccini’ insieme alla Polverini. Con i quattro deputati del Maie, ‘quota’ venti è alla portata.
La pressione sui renziani ex dem si fa ogni giorno più forte, ma per ora il gruppo Iv, al netto di defezioni già registrate, regge all’onda d’urto. I problemi maggiori sono al Senato. Qui il Maie è a quota 5 senatori, grazie a due ex M5s, ma per arrivare a dieci e fare gruppo ne servono altrettanti. Ogni singolo senatore peone si farà pagare a caro prezzo. Inoltre, i 5Stelle fanno gli schizzinosi, come dimostrano le parole di fuoco di Di Battista come Di Maio contro l’Udc: Conte cerchi i Responsabili ma solo se sono ’puri’, è il punto.