Cervino e Bianco bollenti Le guide fermano le salite

La montagna e il rialzo termico: rischio crolli di pietre, crepacci scivolosi. E lo scalatore Confortola rinuncia alla tredicesima arrampicata sugli 8mila metri

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di Riccardo Jannello

"Un guerriero che torna vivo da una battaglia è buono per tornare a combattere": è la frase con la quale Marco Confortola, 51 anni, uno dei più grandi alpinisti viventi, ha comunicato al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, di rinunciare alla salita del suo tredicesimo Ottomila, il Nanga Parbat (8.126 metri), l’unica vetta del club delle quattordici più alte al mondo che si trova nel Kashmir e che il valtellinese di Valfurva stava affrontando in questi giorni.

Ma il caldo che imperversa anche in Asia l’ha consigliato di desistere. "L’innalzamento delle temperature e la pericolosità della montagna mi ha fatto purtroppo rinunciare – ha scritto –. Prima di tutto la sicurezza, la vita e poi tutto il resto. Da uomo di montagna, guida alpina e tecnico di elisoccorso il messaggio che vorrei far passare è proprio questo: la montagna va vissuta in sicurezza e con tanto buon senso, inutile sfidarla e morire. Nella vita bisogna sapersi fermare. Mio nonno, scomparso a più di novant’anni, mi ha sempre insegnato che un buon alpinista deve morire da vecchio nel proprio letto".

La lezione di Confortola ha subito fatto proseliti: le guide alpine del Cervino e di Courmayer hanno sospeso le salite che organizzavano, le prime sulla via normale le seconde sul Dente del Gigante e il Rochefort nel massiccio del Monte Bianco. "Con questo rialzo termico – spiega Rudy Janin, presidente della commissione tecnica dell’Unione valdostana guide di alta montagna – abbiamo due problemi principali. I possibili crolli di pietre, anche di grosse dimensioni, difficili da prevedere. E sui ghiacciai i ponti di neve indeboliti dal calore che coprono i crepacci". D’altronde lo zero termico arrivato a 4.800 metri è un problema grave per la sicurezza in montagna. Confortola aveva preparato una tripla bandiera da piantare in cima alla "montagna nuda": l’italiana, la lombarda, la pakistana. Quella del Nanga Parbat non è un’ascesa facile neppure con le migliori condizioni. È il secondo Ottomila per rapporto fra arrivi in vetta e vittime. Confortola ritenterà in momenti più favorevoli e a quel punto gli mancherà solo il Gasherbrum I (8.068) per completare la sua collezione di Ottomila, iniziata nel 2004 con la montagna più alta, l’Everest (8848). Il valtellinese è arrivato su tutte le cime senza l’ausilio dell’ossigeno.