Venerdì 19 Aprile 2024

Certificato medico sportivo, abolito l'obbligo per i bimbi sotto i 6 anni

Ok dei pediatri al decreto del Governo. "La norma riduce le spese delle famiglie, in questo modo si possono evitare sprechi per accertamenti burocratici ormai considerati superflui"

Bambini in piscina

Bambini in piscina

Roma, 20 marzo 2018 - Per i bambini sotto i 6 anni non sarà più obbligatorio presentare il certificato medico sportivo. Lo hanno stabilito in un decreto congiunto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e il ministro dello Sport, Luca Lotti. La decisione parte da una richiesta della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), che già nel 2015 aveva segnalato la necessità di escludere dall’obbligo della certificazione medica l’attività sportiva per la fascia di età compresa tra zero e 6 anni, al fine di promuovere l’attività fisica organizzata dei bambini, di facilitare l’approccio all’attività motoria costante fin dai primi anni di vita, di favorire un corretto modello di comportamento permanente, nonché’ di non gravare i cittadini ed il Servizio sanitario nazionale di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni. Per questo, si legge nel decreto, non sono sottoposti ad obbligo di certificazione medica, per l’esercizio dell’attività sportiva in età prescolare, i bambini di età fino a 6 anni, fatta eccezione dei casi specifici indicati dal pediatra. Soddisfazione viene espressa dalla stessa federazione pediatri: d’ora in poi i bambini potranno liberamente praticare l’attività fisica organizzata senza bisogno di documentazione, salvo in casi specifici segnalati dallo specialista.

L'INTERVISTA - «D’ora in poi i bambini piccoli potranno tornare a correre e giocare liberamente. I genitori non sono più tenuti a produrre documenti, esenzioni o liberatorie». Paolo Biasci, specialista di Livorno, nuovo presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), è ottimista sulla novità.

Dottore, abolito l’obbligo di certificato medico. Tradotto in pratica? «Gli eccessi burocratici erano diventati assillanti già nei primi mesi di vita. Parliamo delle carte che venivano richieste per avvicinare i bimbi alle attività non agonistiche, le pratiche sportive in età prescolare».

Tanti ragazzini obesi, pigri, svogliati. Cosa può cambiare ora? «D’ora in poi i bambini potranno praticare un’attività fisica organizzata senza bisogno di documentazione sanitaria, salvo in casi specifici segnalati dal pediatra di famiglia».

Come siete arrivati a questo traguardo? «Le istituzioni hanno accolto una proposta avanzata tre anni fa».

E cosa vi attendete? «Questa decisione potrà favorire l’attività fisica dei bambini fin dai primissimi anni di vita e aiutare a contrastare la pericolosa tendenza alla sedentarietà, uno stile di vita scorretto, purtroppo diffuso in tutte le fasce di età».

Tradotto in cifre? «Attualmente il 53% dei piccoli, nella fascia di età 3-5 anni e il 22% di quelli tra i 6 e i 10 anni non praticano alcuna forma di attività fisica. L’auspicio è che, anche grazie al recente provvedimento, si possa invertire la tendenza e promuovere stili di vita sani, abituando le nuove generazioni a muoversi di più, fin dai primi anni di vita».

Non è imprudente mandare a fare ginnastica senza certificato i più piccoli? «Il medico pediatra conosce i bambini, sarà lui il primo a segnalare se sono necessarie particolari cautele. In questo senso il Governo riconosce il ruolo unico del pediatria di famiglia come tutore del benessere nell’infanzia e adolescenza».

Ma levare l’obbligo di certificazione quali vantaggi determina? «Oltre a ridurre le spese a carico delle famiglie per accertamenti medici giudicati superflui ha il pregio di sburocratizzare l’accesso alle attività sportive. Evitiamo anche gli sprechi di risorse nel sistema sanitario».

Potrebbe fare qualche esempio di attività fisica dove non è più richiesto il certificato medico? «Parliamo di attività da zero a sei anni come i corsi di acquaticità, che spesso riguardano anche i bambini di pochi mesi che prendono confidenza con l’acqua in piscina, i bambini di tre anni avvicinati al nuoto, la ginnastica e gli esercizi di dinamismo. Prima gli insegnanti e le palestre erano tenute a chiedere la certificazione».

E questo cosa comportava? «Fissare l’appuntamento, venire con l’elettrocardiogramma da esibire il giorno della visita, tante procedure inutili». 

Quali sono i problemi dei bambini che il pediatra deve affrontare? «L’impegno è vasto, non potrei sintetizzarlo, ma ci sono tre punti che ci stanno particolarmente a cuore. Le vaccinazioni, gli interventi di prevenzione nei primi mille giorni di vita e l’individuazione precoce di problemi del neurosviluppo, come i disturbi dello spettro autistico. Non ultime, ci impegnano le due malattie croniche dell’infanzia più diffuse al giorno d’oggi, l’obesità e l’asma».