Roma, 30 giugno 2025 – Un "simbolo” e un “monito”. A non abbassare la guardia nella lotta alle mafie e a continuare a cercare “la verità” perché “il popolo italiano a 33 anni dalla strage ne ha diritto”. Giorgia Meloni prende la parola nel Transatlantico di Montecitorio, dove resterà, conservata in una teca, la borsa da lavoro di Paolo Borsellino, ucciso con la scorta nell’attentato del 19 luglio 1992.

Davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai presidenti di Camera e Senato, ai parenti del magistrato e a esponenti dell’esecutivo (Carlo Nordio, Luca Ciriani, Alfredo Mantovano tra gli altri) la premier parte dal suo ricordo personale, da quella strage vista in tv nel tinello di casa che ha dato avvio al suo “impegno politico”. Ma che ha anche acceso una “scintilla”, un “movimento di popolo” che “per la prima volta ha detto visibilmente no alla violenza, al ricatto, all’omertà a cui la mafia avrebbe voluto condannare l’Italia”.
È stato la "scintilla di un incendio di speranza e amore per l’Italia, il suo testimone è ancora saldo”, mette in luce Meloni sottolineando che l’esempio di Borsellino e di Giovanni Falcone oramai ricorrono anche a livello internazionale, tanto che il loro “follow the money” come strategia per combattere le mafie viene citato “anche in uno dei documenti finali del G7”.

La borsa esposta alla Camera
La borsa “di papà”, conservata dalla famiglia di Carmelo Canale, collaboratore del magistrato ucciso dalla mafia, dice Lucia Borsellino "rappresenta più di ogni altro oggetto la dedizione al lavoro, la sacralità con cui nostro padre concepiva il suo servizio allo Stato e alle istituzioni”. Un magistrato che “ha cambiato il corso della storia”, mette in evidenza il presidente del Senato Ignazio La Russa, mentre il presidente della Camera Lorenzo Fontana osserva che il “sacrificio” di magistrati come Falcone e Borsellino hanno fatto “maturare nel Paese un profondo sentimento di rifiuto del fenomeno mafioso”.
La borsa sarà esposta in Transatlantico fino al 30 ottobre, per poi essere trasferita nell’aula della Commissione antimafia a Palazzo San Macuto. E ha, come dice la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo, “l’odore acre e intenso della pelle bruciata. Dentro è intatta, come intatto è l’insegnamento di uomo che, solo, ha incarnato il senso del dovere più profondo, il rispetto per le istituzioni, la sete di giustizia”.